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Channel: I Viaggi di Manuel | Blog di viaggio
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Venezia. Hotel Domus Cavanis

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Indirizzo: Dorsoduro 896, 30123 Venezia, Italia
Sito web: www.domuscavanishotel.com

Ho pernottato nell'Hotel Domus Cavanis due notti in camera matrimoniale con bagno privato al costo di 140 euro totali. La struttura è ben ubicata, nel sestiere di Dorsoduro, a circa venti minuti di cammino da Piazza San Marco. Dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia la soluzione più comoda per raggiunge l'hotel è quella di prendere un vaporetto (Linea 1 o 2) e scendere alla fermata Dorsoduro, nei pressi del Ponte dell'Accademia. Il Domus Cavanis dista pochissime centinaia di metri, proprio di fronte all'Hotel Belle Arti. Per accedere alla propria camera (e per qualsiasi altro servizio) bisogna rivolgersi qui. L'abitazione era molto particolare, in stile veneziano con prevalenza del colore rosso pompeiano. Da migliorare leggermente la pulizia, specialmente sotto gli arredi. Il wi-fi è presente gratuitamente in camera ma, sfruttando quello dell'hotel antistante, non offre una connessione affidabile ad alta velocità. Colazione inclusa nel prezzo che con qualche accorgimento e aggiunta di prodotti potrebbe dare molto di più.

4/5 : Qualità/prezzo
4/5: Posizione
4/5: Qualità del sonno
4/5: Stanze
3/5: Pulizia
3/5: Servizi
2/5: Wi-Fi

Venezia, Hotel Domus Cavanis
Venezia, Hotel Domus Cavanis
Venezia, Hotel Domus Cavanis
Venezia, Hotel Domus Cavanis

Orientarsi a Sharm El Sheikh

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Sharm Old Market, Moschea di Al Sahaba

Solo qualche decennio fa Sharm El Sheikh era uno dei tanti villaggi di pescatori nella penisola del Sinai. Oggi è una località turistica all'avanguardia, una destinazione internazionale che ha visto sorgere nel corso degli anni infrastrutture di classe mondiale. Ad attirare i turisti non solo la spettacolare barriera corallina ma anche resort di prim'ordine che fanno di Sharm una destinazione vibrante adatta sia al relax che al divertimento.

Ho trascorso qui quattro giorni durante un educational organizzato dalla Balkan Express, un tour operator italiano che ha investito e sta investendo moltissimo su questa destinazione egiziana.

Data l'estensione della sua costa, circa 25 km, ho pensato con questo post di descrivervi Sharm El Sheikh suddividendola per zone, a partire dalla località di Nabq, a nord, sino ad arrivare alla città vecchia, a sud. L'auspicio è che questo articolo possa essere un aiuto anche nella scelta di un'eventuale sistemazione. Ecco perchè incontrerete i nomi di alcuni resort da me consigliati sotto ogni area di riferimento.

Nabq

La località di Nabq è situata a circa 20 minuti dall'aeroporto internazionale di Sharm El Sheikh. Si tratta di una zona più tranquilla rispetto alla città vecchia o alla movimentata Naama Bay. Nabq si contraddistingue per una grande combinazione di paesaggi: alte montagne circondano vallate desertiche mentre la costa, punteggiata da foreste di mangrovie, vede una secca che si estende per oltre un chilometro. Le spiagge sono quindi ideali per famiglie con bambini. Barriere coralline, alghe colorate e pesci colorati animano i fondali, ideali per snorkeling e immersioni. La varietà di paesaggi ha fatto si che a Nabq, a partire dal 1992, venisse istituita un'area protetta. A Nabq non manca la vita notturna: qui si trovano il nuovo Hard Rock Cafè e "La Strada", un centro commerciale con negozi, ristoranti e locali vari.

Struttura consigliata: Sea Club Aqua Park 5*
Il resort è indicato soprattutto alle famiglie con bambini vista la presenza al suo interno di un grande parco acquatico. Il Sea Club Aqua Park offre diverse attrazioni: multiscivolo, rafting con gommoni, scivoli tsunami, piscine con onde e tante altre.

Isola di Tiran vista da Nabq
Isola di Tiran vista da Nabq
Nabq, Sea Club Aqua Park
Nabq, Sea Club Aqua Park
White Knight Bay

Nelle vicinanze dell'aeroporto internazionale di Sharm El Sheikh la White Knight Bay si sviluppa attorno a Soho Square, un parco divertimenti all’interno del quale si possono incontrare diverse attività commerciali, con negozi, ristoranti, night club e discoteche. L’elemento più caratteristico di Soho Square è la “fontana danzante”, la più grande illuminata in Egitto, che entra in funzione la notte accompagnata luci colorate e musica. Nel cuore di Soho Square è stato costruito un ampio teatro che ospita spesso concerti e spettacoli.

Struttura consigliata: Sierra Sharm Resort 5*
Il Resort si trova a pochi passi da Soho Square. Si estende su una vasta area e si affaccia su una grande piscina circondata da ampi giardini. Diversi sono i servizi offerti (centro benessere con Spa, sauna, jacuzzi, oltre alla possibilità di praticare sport) che fanno del Sierra Sharm Resort una struttura adatta a famiglie, coppie e gruppi di ragazzi in cerca di svago e divertimento.

White Knight Bay, Soho Square
White Knight Bay, Soho Square
White Knight Bay, Sierra Sharm Resort
White Knight Bay, Sierra Sharm Resort
Shark Bay

Non fatevi ingannare dal nome, a Shark Bay non ci sono squali. Si tratta di un'area tranquilla la cui baia offre spiagge ideali per praticare snorkeling e immersioni oltre a praticare sport acquatici quali sci nautico, surf, vela e molto altro. Dalla sua costa inoltre è possibile ammirare in tutto il suo splendore l'isola di Tiran e il vicino porticciolo turistico.

Struttura consigliata: Coral Beach Tiran 4*
Questo resort offre una spiaggia privata, 3 piscine all'aperto, di cui una riscaldata, circondate da palme e bar. Tra i servizi un'area giochi per bambini, sauna e idromassaggio. La struttura è consigliata agli amanti del mare in quanto l'area è rinomata per praticare diving.

Shark Bay
Shark Bay
Naama Bay

Il cuore del divertimento di Sharm El Sheikh. Un tempo la baia era abitata da pescatori, poi Naama Bay ha conosciuto un vertiginoso sviluppo che ha trasformato l'area in una zona prettamente turistica con strutture all'avanguardia e locali internazionali. Basta citarne alcuni: l'Hard Rock Cafè, il Pachà o il Camel Bar. Un grande viale la percorre interamente alternando cafè, resort e giardini affacciati sul mare. La sera è il momento migliore per rilassarsi in uno dei tanti locali, assistendo a uno spettacolo di danza locale o perchè no, fumando un narghilè.

Struttura consigliata: Lido Sharm Hotel 4*
L'hotel sorge alla fine di Naama Bay, in una posizione più tranquilla ma a pochi minuti dal cuore del divertimento di Sharm El Sheikh. La struttura dispone di un'ampia piscina con bar a bordo vasca. e della possibilità di praticare sport acquatici.

Naama Bay
Naama Bay
Naama Bay
Hadaba

Un agglomerato di abitazioni e ville moderne che contrastano con il paesaggio desertico del luogo. Hadaba è una zona residenziale di prim'ordine con ville tinteggiate di bianco, palme e piscine dove rilassarsi. Hadaba non dista molto dalla costa. La spiaggia di El Fanarè raggiungibile comodamente ed è considerata una delle più belle in questo tratto di Mar Rosso grazie alla sua barriera corallina e ai pesci variopinti che la popolano. L'area offre inoltre moltissimi bar, negozietti, ristoranti e, soprattutto per la gioia dei più piccoli, un grande Aqua Park.

Struttura consigliata: Hotel Tivoli 3*
L'hotel si caratterizza per un ambiente accogliente e quasi famigliare. Gli edifici sono disposti attorno una grande piscina centrale e la spiaggia distante circa 2 km è facilmente raggiungibile con un servizio navetta gratuito con corse in orari prestabiliti.

Hadaba, Hotel Tivoli
Hadaba, Hotel Tivoli
Ras Um El-Sid

Posizionata all’estremità di una piccola penisola a circa 5 km a sud di Naama Bay, Ras Um El-Sid è caratterizzata da acque cristalline e panorami spettacolari sul Mar Rosso e sulle scogliere circostanti. Insieme al Parco Nazionale Ras Mohammed rappresenta probabilmente la migliore zona di Sharm El Sheikh dove dedicarsi a snorkeling e immersioni grazie alla stupefacente abbondanza di vita sommersa, con spettacolari coralli e all'abbondanza di vita marina. Le spiagge sono ideali per una vacanza rilassante, lontani dal caos e dalla folla di altre aree più frequentate.

Struttura consigliata: Hilton Sharm Waterfalls Resort 5*
Adatto per ogni tipologia di clientela il resort è un luogo ideale per praticare snorkeling vista la sua posizione lungo una bellissima barriera corallina. L'hotel è provvisto di spiaggia e molo privato con 4 ristoranti, 7 piscine e centro immersioni. Una funicolare panoramica collega la lobby alla piscina principale.

Ras Um El-Sid, Hilton Shram Waterfalls Resort
Ras Um El-Sid, Hilton Shram Waterfalls Resort
Sharm Old Market

Il centro storico di Sharm El Sheikh ospita il souk della città con bazar, negozi di spezie, botteghe d'artigianato, oltre a cafè e bar dove fermarsi per una bibita rinfrescante o per fumare un narghilè. La città vecchia è dominata dalla moschea di Al Sahaba, un imponente edificio di recentissima costruzione realizzato in stile ottomano. Una curiosità? La moschea è stata progettata dall'architetto egiziano Fouad Tawfik Hafez gratuitamente.

Sharm Old Market
Sharm Old Market
Sharm Old Market

Venezia. Itinerario nel sestiere San Marco

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Venezia, vista dal Ponte dell'Accademia

Ci sono città che non ti stancheresti mai di visitare, Venezia per me è una di queste. A distanza di pochi mesi mi sono ritrovato qui per trascorrere un paio di giorni romantici con la mia ragazza, che al contrario mio mai prima d'ora era stata in quella che considero la città più bella d'Italia. Mi sono trovato così ad organizzare un itinerario che le permettesse di conoscere in poco tempo (eh si, due giorni qui per me sono troppo pochi) alcuni dei monumenti più conosciuti del capoluogo lagunare. Mi sono concentrato soprattutto sul sestiere di San Marco, il più centrale considerando le sei zone in cui è divisa Venezia. Il sestiere prende il nome dall'omonima basilica e rappresenta un richiamo irresistibile per i visitatori provenienti da tutto il mondo insieme ad altri edifici e monumenti dall'inestimabile valenza storica e artistica che si affacciano sulla piazza di San Marco. Ma di questi ve ne parlerò fra poco.

Durante la nostra permanenza abbiamo soggiornato presso l'Hotel Domus Cavanis, nel sestiere di Dorsoduro, a poca distanza dal Ponte dell'Accademia. Ecco perchè l'itinerario a piedi che vi illustrerò partirà da qui. Non male come punto di partenza aggiungerei, in quanto il ponte offre una delle vedute più caratteristiche di Venezia, con il Canal Grande e la Chiesa della Madonna della Salute sullo sfondo. Il mio consiglio è di venire qui anche al calar della notte quando il Canal Grande illuminato offre tutto il meglio di sé.

Venezia, vista dal Ponte dell'Accademia
Venezia, vista dal Ponte dell'Accademia
L'itinerario

Dal Ponte dell'Accademia raggiungere Piazza San Marco è relativamente semplice e basterebbero circa venti minuti di cammino seguendo le normali indicazioni. Io ho preferito movimentare il percorso immergendomi tra i vicoli secondari poco frequentati alla ricerca di scorci caratteristici da immortalare. Così, da Campo San Vidal, nelle vicinanze del Ponte mi sono diretto verso Campo Santo Stefano dopo aver superato la chiesa di San Vidal e il Palazzo Franchetti. A Campo S. Stefano è situato l'ingresso dell'omonima chiesa con il suo campanile pendente, visibile immediatamente a nord, dal Campiello Drio. Da qui ho preferito svoltare a sinistra, in direzione opposta da piazza San Marco. Superando una serie di stretti canali ho raggiunto Ca' del Duca, un palazzo affacciato sul Canal Grande chiamato così in quanto fu acquistato dal duca di Milano Francesco Sforza nel 1461. È bastato poco per allontanarsi dalla folla di turisti che quasi tutto l'anno invade Venezia. I vicoli e i canali che da Campo S. Samuele conducono alla Corte dell'Albero sono infatti un'oasi di pace in cui vagare e perdersi.

Venezia, Campo San Vidal
Venezia, Campo San Vidal
Venezia, scorci
Venezia, scorci
Venezia, scorci
Dirigendomi a sud-est lungo Calle degli Avvocati sono arrivato a Campo Sant'Anzolo, il cui angolo settentrionale è dominato dal quattrocentesco Palazzo Gritti. Una curiosità: secondo le cronache cittadine Campo Sant'Anzolo fu in passato teatro di alcuni delitti. Nel 1476 fu aggredito un certo Bernardino degli Orsi dal titolare di una lavanderia sotto il portico della chiesa, oggi non più esistente, di Sant'Anzolo Michiel. Nel 1716 una donna venne assassinata e gettata in un pozzo da un fiorentino per scopo di rapina.

Venezia, Campo Sant'Anzolo
Venezia, Campo Sant'Anzolo
Proseguendo ho raggiunto Calle della Fenice, sul lato nord del teatro La Fenice, per poi arrivare in Campo San Fantin con la chiesa dallo stesso nome. Pochi minuti di cammino separano quest'area da piazza San Marco. Avvicinandosi a Campo San Moisè lo si può intuire anche dalle orde di persone che percorrono questa parte del sestiere. Sulla sinistra, la Frezzaria, è un'animata via di negozi. È bastato continuare per poche centinaia di metri per giungere alla gremita Piazza San Marco, fiancheggiata da eleganti portici lungo i lati nord e sud. Qui su due colonne di granito si elevano i santi protettori di Venezia: il Leone alato e la statua di San Teodoro. Ho già citato la basilica, il cuore e simbolo della città. Si tratta di un edificio straordinario, una combinazione di stili architettonici e decorativi, nella quale dominano forme bizantine affiancate da elementi romani, gotici e rinascimentali. Dinanzi ad essa si erge il Campanile, alto ben 99 metri.

Venezia, Basilica di San Marco
Venezia, Basilica di San Marco
Venezia, Campanile
Venezia, Campanile
Accanto alla basilica, in direzione del Ponte di Rialto, fa invece bella mostra la quattrocentesca Torre dell'Orologio. Sulla piazza, sotto i portici, si affacciano diversi locali esclusivi, come il Caffè Quadri, il Florian e il Lavena. Collegata a Piazza San Marco è Piazzetta San Marco, delimitata da un lato dal Palazzo Ducale, il Palazzo del Doge realizzato in stile gotico veneziano, e dall'altro dalla cinquecentesca Libreria Nazionale Marciana. A poca distanza il Ponte della Paglia offre la vista sul celebre Ponte dei Sospiri che collegava Palazzo Ducale alle prigioni nuove e serviva da passaggio per i reclusi al fine di essere giudicati.

Venezia, vista da Piazzetta San Marco
Venezia, vista da Piazzetta San Marco
Venezia, Ponte dei Sospiri
Venezia, Ponte dei Sospiri
Data la coda che si è sviluppata all'ingresso della basilica ho preferito non entrare e continuare la visita dirigendomi verso il Ponte di Rialto. Questo dedalo di viuzze è chiamato le Mercerie ed ospita una serie di negozi e piccoli cafè. Qui si susseguono anche alcune chiese e palazzi signorili degni di nota, come la chiesa di San Salvador, una delle più antiche di Venezia. Il Ponte di Rialtoè stata l'ultima tappa dell'itinerario. Il primo ponte ad essere stato costruito sul Canal Grande fu terminato nel 1591. Di giorno è un luogo affollatissimo dal quale è difficile anche scattare una foto sul sottostante canale, per questo vi consiglio di venire qui in un altro momento. Ho avuto la fortuna di attraversarlo con un vaporetto all'alba al momento della ripartenza e devo dire che l'atmosfera che si respira con le prime luci del giorni è quasi magica.

Venezia, vista dal Ponte di Rialto
Venezia, vista dal Ponte di Rialto
Venezia, Ponte di Rialto all'alba
Venezia, Ponte di Rialto all'alba
In gondola nel sestiere San Marco

Una visita alla città non può essere conclusa senza la sua esperienza per eccellenza, il giro in gondola. Nonostante fossi stato qui diverse volte mai ho avuto l'occasione e così mi sono organizzato per tempo facendo anche una sorpresa alla mia ragazza. Ho prenotato online il mio tour in gondola a Venezia anche per risparmiare su eventuali code. Siamo partiti dalla stazione gondole in Santa Maria del Giglio, non distante da Piazza San Marco. Il giro, accompagnato da due musicanti, è durato poco più di mezz'ora. Abbiamo dapprima attraversato il Canal Grande (splendido visto da quest'altra prospettiva), poi ci siamo introdotti in alcuni dei canali più piccoli nei pressi di Campo San Moisè.

Venezia, tour in gondola
Venezia, tour in gondola
Venezia, tour in gondola
Venezia, tour in gondola
Venezia, tour in gondola

Sharm El Sheikh. Quali escursioni disponibili?

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Parco Nazionale di Ras Mohammed

Clima mite, mare sempre caldo e resort all'avanguardia fanno di Sharm El Sheikh una meta internazionale nel panorama delle vacanze relax. La posizione è invidiabile: nell'estremità meridionale della penisola del Sinai, lì dove deserto e Mar Rosso trovano il suo punto d'incontro. Chi sceglie Sharm lo fa probabilmente per le sue acque cristalline, impreziosite da una delle meglio conservate barriere coralline, eppure la città ha tanto da offrire anche in termini di divertimento. Io l'ho potuto verificare di persona, quando mi sono recato in Egitto durante un educational organizzato dal tour operator Balkan Express.

Ecco perchè con questo articolo vorrei fare chiarezza su tutte le possibilità offerte da questa località descrivendovi una per una tutte le escursioni di una giornata a disposizione degli ospiti. Vedrete come la scelta sia così variegata da soddisfare qualsiasi tipologia di turisti.

Parco Nazionale di Ras Mohammed | Half Day o Full Day

Il Parco Nazionale di Ras Mohammedè probabilmente il sito dove incontrare la barriera corallina più bella insieme a Ras Umm Sid. Non è un caso che sia chiamato “Giardino di Allah” per la ricchezza e la maestosità dei suoi fondali. A partire dal 1983 è stata dichiarata l'area protetta per un totale di circa 480 kmq. Dune di sabbia si alternano a boschi di mangrovie e pianure di ghiaiose. Il paesaggio desertico incrocia il turchese del mare, ideale per attività subacquee. I principali siti d'immersione sono Shark, Ras Ghazolani, Jack fish Alley, Za'ater e Yolanda. È possibile scegliere tra due escursioni differenti, la prima di mezza giornata, la seconda di un giorno intero. Il programma della prima prevede la visita alla porta di Allah (porta d'ingresso al Parco), sosta fotografica nella baia dei Barracuda, ai boschi di mangrovie, al "lago magico", oltre a due soste snorkeling nelle acque cristalline dell'area protetta. Nell'escursione di un giorno il programma è più ampio: a bordo di una imbarcazione da diporto munita di tutti i servizi sono previste soste nei principali siti per immersioni. Anche il pranzo è servito a bordo e preparato dall'equipaggio.

Parco Nazionale di Ras Mohammed
Parco Nazionale di Ras Mohammed
Parco Nazionale di Ras Mohammed
L'isola che non c'è

Escursione a bordo di un'imbarcazione verso...l'isola che non c'è. Nei momenti di bassa marea, nel Parco Nazionale di Ras Mohammed, emerge una piccola isola non segnata in nessuna carta. È questa la destinazione di giornata. Durante la navigazione sono effettuate anche soste per praticare snorkeling accompagnati da una guida, in tre dei punti più belli del Golfo di Suez ed ammirare così la bellissima barriera ricca di pesci e coralli. Pranzo a bordo.

Isola di Tiran

Tiran si trova all'ingresso del Golfo di Aqaba, tra le coste dell'Egitto e dell’Arabia Saudita. Basta vedere alcune immagini per capire perchè l'isola sia considerata uno dei punti più belli per dedicarsi a snorkeling ed immersioni. Sono quattro le barriere coralline: Jackson Reef, Gordon Reef, Thomas Reef e Woodhouse Reef. Di queste l’unico sito d'immersione dove è possibile trovare un fondale sabbioso di pochi metri, adatto anche per lo Snorkeling è il Gordon Reef. Proprio qui si trova una delle attrazioni principali, il relitto del mercantile Louilla, arenatosi nel 1981.

Isola di Tiran
Isola di Tiran
Isola di Tiran
Safari nel Parco Nazionale di Nabq

Il Parco Nazionale di Nabqè stato dichiarato area protetta nel 1992 e si estende per circa 600 kmq. Si tratta di una regione costituita da dune di sabbia, pianure alluvionali e paludi d'acqua salata. È qui che possibile incontrare il bosco di mangrovie più grande del Sinai. L'escursione comincia al mattino presto per visitare il deserto, prosegue in Jeep 4x4 e dopo una sosta nella valle dell'Oro, continua con una passeggiata a dorso di cammello. Sono previste soste nei punti più belli della barriera corallina, relax incluso.

A dorso di dromedario nel Parco Nazionale di Nabq

Un'esperienza diversa sempre all'interno del Parco Nazionale di Nabq. A dorso di dromedari e in carovana vi è la possibilità di inoltrarsi tra le dune dell'area protetta. Sarà possibile conoscere le storie e i segreti dei beduini che vivono nel deserto e provare il tipico tè beduino al tramonto.

Dromedari nei pressi di Sharm El Sheikh
Dromedari nei pressi di Sharm El Sheikh
Moto Safari nel deserto

Una maniera alternativa per avvicinarsi al mondo dei beduini. A bordo di quad, moto a quattro ruote, si lascerà Sharm El Sheikh per inoltrarsi nel deserto alle porte della città. I paesaggi attraversati non sono tali da dimenticarli facilmente. Si attraversano dune tra imponenti montagne di basalto. Qui la natura s’intreccia con la storia ed i miti, ecco perchè è previsto un momento relax in un accampamento beduino per sorseggiare un tè. Infine, sosta panoramica su una duna di sabbia per ammirare l'alba o il tramonto.

In quad nei pressi di Sharm El Sheikh
In quad nei pressi di Sharm El Sheikh
In quad nei pressi di Sharm El Sheikh
Spettacolo delfini

Riservato a famiglie e adulti che vogliono vivere un'esperienza a stretto contatto con i delfini. Visita ad un parco tematico per assistere a uno spettacolo con possibilità di entrare a contatto direttamente con gli animali.

Monastero di Santa Caterina

Escursione di una giornata alla scoperta dell`antico Monastero di Santa Caterina. Il complesso è un antichissimo e importantissimo centro monastico ortodosso situato in una regione desertica caratterizzata da alte montagne granitiche. Il monastero custodisce circa 2000 icone la cui collezione è considerata come una delle più importanti nel mondo. È prevista una visita alla basilica, alla chiesa della Trasfigurazione, al roveto ardente, all'ossario ed in ultimo al pozzo di Mosè.

Ascesa al monte Sinai in notturna

Escursione notturna in terra sacra teatro di importanti vicende Bibliche. Tre ore di cammino sono necessarie per raggiungere la vetta del monte Sinai, a quota 2295 m, tempo necessario per godere di una spettacolare vista panoramica alle prime luci dell’alba. Successiva discesa sino al Monastero di Santa Caterina la cui visita avviene appena dopo aver consumato la colazione.

Città Vecchia

Una visita guidata in quello che è il nucleo più antico di Sharm El Sheikh. Accompagnati da una guida, passeggiata all'interno del souk e soste libere in bazar, negozi di spezie, boutique e negozi con prodotti di artigianato locale. Vi anche la possibilità di rilassarsi in uno dei tanti cafè fumando un tipico narghilè. La città vecchia è dominata dalla moschea di Al Sahaba, un imponente edificio di recentissima costruzione realizzato in stile ottomano. Proseguimento in autobus per un giro panoramico a Naama Bay e sosta per un aperitivo presso il famoso Hard Rock Cafè.

Sharm El Sheikh, città vecchia
Sharm El Sheikh, città vecchia
Sharm El Sheikh, città vecchia

Rocca Calascio. Location per film internazionali

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Rocca Calascio

Alzi la mano chi non ha mai sentito parlare del film Ladyhawke, uscito nel 1985 e con protagonisti attori del calibro di Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer. Probabilmente non tutti sanno che molte delle sue scene sono state girate a Rocca Calascio, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Il motivo per il quale Rocca Calascio sia stato scelto come location per questo film è semplice: rappresenta uno dei luoghi più suggestivi d'Abruzzo, un "must" per tutti coloro che si recano in visita a questa regione. Non è un caso che la National Geographic abbia recentemente inserito Rocca Calascio tra i quindici castelli più belli al mondo. Io ho la fortuna di vivere in Abruzzo e non ricordo ormai quante volte abbia visitato questo magico posto. So solo che ogni volta che vado è sempre una sorpresa. 

Ladyhawke non è stato l'unico film ad essere girato qui. A partire dagli anni ottanta infatti, è tutto il comprensorio aquilano del Gran Sasso, rocca inclusa, ad essere utilizzato come ambientazione. Tra le pellicole che hanno utilizzato questi scenari ricordiamo Il nome della rosa nel 1986, Il viaggio della sposa di Sergio Rubini nel 1997 e L'orizzonte degli eventi nel 2005. La rocca è visibile anche in alcune scene del film The American, con George Clooney, nel 2010. Non solo. Rocca Calascio è stato il set per alcune serie televisive come La Piovra 7 - Indagine sulla morte del commissario Cattani e, più recentemente, Padre Pio, prodotto dalla RAI.

Il consiglio che posso dare è quello di venire qui durante la settimana, evitando soprattutto il pienone delle festività e di eventuali ponti. Sono le giornate feriali a regalare gli scenari più belli, quando è possibile visitare la rocca in completa solitudine o quasi.

Vista da Rocca Calascio
Vista da Rocca Calascio
COME ARRIVARE

Il mezzo più agevole per raggiungere Rocca Calascio è sicuramente l'auto. Dall'autostrada A25 (Torano-Pescara) l'uscita di riferimento è quella di Bussi-Popoli. Da qui è necessario imboccare la Strada Statale 153 in direzione dell'Aquila sino al bivio per Ofena-Castel del Monte, seguire le indicazioni per Ofena, per poi svoltare in direzione Calascio. Provenendo invece dall'autostrada A24 (Roma-Teramo) L’Aquila Est è l'uscita principale. Bisogna proseguire verso Sulmona e, una volta superato Poggio Picenze, si comincia a salire svoltando in direzione Barisciano. Superato il paese, Calascio è situato pochi chilometri dopo il borgo di Santo Stefano di Sessanio. Da Calascio, una strada alle spalle del centro abitato si inerpica sino ai piedi del nucleo medievale, dove è situato il parcheggio. La Rocca dista da qui circa mezz'ora a piedi attraverso un facile sentiero in salita.

COSA VEDERE

Il borgo medievale

Una volta lasciata l'auto nel parcheggio accanto a un fontanile è necessario proseguire a piedi seguendo le indicazioni verso la rocca. Il sentiero attraverso quello che un tempo era il borgo antico. Sino a pochi anni fa il visitatore che si recava a Rocca Calascio incontrava questa parte in abbandono. Ora gran parte delle abitazioni sono state ristrutturate ed è possibile trovare alcune strutture ricettive dove trascorrere la notte o semplicemente consumare un pasto.

Chiesa di Santa Maria della Pietà

Proseguendo lungo il sentiero, la chiesa di Santa Maria della Pietà precede l'arrivo in cima alla rocca. Si tratta di un tempio a pianta ottagonale eretto tra il XVI e il XVII secolo sul luogo in cui, secondo la leggenda, la popolazione locale ebbe la meglio su un gruppo di briganti. Recatevi sul pianoro alle spalle dell'edificio. Da qui è possibile godere di una splendida vista che abbraccia da una parte le montagne circostanti e, dall'altra, la fortezza.

Rocca Calascio, chiesa di Santa Maria della Pietà
Rocca Calascio, chiesa di Santa Maria della Pietà
Rocca Calascio, chiesa di Santa Maria della Pietà
Rocca Calascio, chiesa di Santa Maria della Pietà
Rocca Calascio

Una volta raggiunta la chiesa di Santa Maria della Pietà si è ormai arrivati alla rocca. Mancano solo pochi metri in salita. Il castello con i suoi 1.500 metri d'altezza è uno dei più alti d'Europa. Potete immaginare quindi la vista che è possibile godere dall'alto. Lo sguardo spazia sulla Valle del Tirino e sull'altopiano di Navelli abbracciando piccoli borghi come Ofena, Carapelle Calvisio e Castelvecchio Calvisio. La rocca fa parte di quella rete di fortificazioni del Centro Italia che durante il Medioevo era preposto alla protezione del territorio. Probabilmente fondata intorno all'anno Mille, la fortezza ha vissuto il periodo di maggior splendore con la famiglia Piccolomini, nel XV secolo, quando venne rafforzata e dotata di una cerchia muraria e quattro torri di forma cilindrica ad uso militare.

Rocca Calascio
Rocca Calascio
Vista su Ofena da Rocca Calascio
Vista su Ofena da Rocca Calascio
Vista su Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio da Rocca Calascio
Vista su Castelvecchio Calvisio e Carapelle Calvisio da Rocca Calascio
Calascio

Contrariamente ad altre volte ho deciso di fermarmi a Calascio lungo la via del ritorno. Il centro abitato è posto qualche pochi chilometri più in basso rispetto la rocca. Il paese nasconde un centro storico di origine altomedievale da scoprire, con diverse chiese ed alcuni palazzi nobiliari. Tra questi la chiesa parrocchiale di San Nicola, con un interessante portale cinquecentesco, Palazzo Taranta, sede del municipio, e Casa Piccolomini. Come in tutti i paesi montani abruzzesi sono le viuzze e gli stretti vicoli a regalare gli scorci più belli.

Calascio
Calascio
Calascio
Calascio

Le miniere della Majella. Il distretto minerario di Acquafredda

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Roccamorice, ex miniera Acquafredda

Anno 1868, una storia che parte da lontano. Nei pressi di Manoppello, alle porte del Parco Nazionale della Majella, viene rinvenuto un panetto di bitume risalente al I secolo d. C., testimonianza di attività mineraria in questa zona. Non solo. Anche durante l'Impero Romano, l'area viene utilizzata per l'estrazione di bitume con l'aiuto di schiavi di origine asiatica e africana. 

Ma è dal 1840 a poco più della metà del Novecento che la Majella, e nello specifico l'Alta Val Pescara, ha rappresentato uno dei principali giacimenti italiani per l'estrazione del bitume insieme a Ragusa, in Sicilia. È proprio quest'anno, infatti, che il teatino Silvestro Petrini scopre nel versante occidentale della Majella, più precisamente nelle contrade di Manoppello e San Valentino, miniere di asfalto dando vita quattro anni più tardi alla prima attività per l’estrazione di bitume e la conseguente trasformazione in petrolio.

L'epilogo arriva nel 1956: la tragedia di Marcinelle, in Belgio. La mattina dell'8 agosto una scintilla nella miniera di carbone Bois du Cazier provoca un incendio causato dalla combustione d'olio ad alta pressione. Muoiono 262 persone delle 274 presenti, in gran parte emigranti abruzzesi dell'Alta Val Pescara.

L'estrazione si fermò definitivamente alla metà degli anni 60' quando le mutate condizioni di mercato hanno portato alla definitiva scomparsa di queste attività.

Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Oggi i segni del passato sono ancora evidenti in questa parte d'Abruzzo. Ecco perchè ho voluto partecipare ad un'iniziativa, una visita guidata organizzata dallo stesso ente del Parco Nazionale della Majella in collaborazione con il GRAIM, il Gruppo di Ricerca di Archeologia Industriale della Majella. Teatro di questa passeggiata, l'ex miniera di roccia asfaltica e bituminosa denominata "Acquafredda", nel comune di Roccamorice. C'è anche un'altra ragione che mi ha spinto a partecipare ad un tour guidato: le miniere, oltre che pericolose per principianti, non sono fruibili, se non con autorizzazioni.

Ci siamo così ritrovati a seguire alcuni sentieri, in località Acquafredda, ripercorrendo in poche ore anni di storia e di fatiche. Qui nel corso degli anni si sono succedute diverse società dedite all'estrazione, molte delle quali straniere. come la Neuchatel Asphalte Company. Tutte hanno portato ad una crescita infrastrutturale del polo minerario della Majella ma nel corso della prima e della seconda guerra mondiale vengono assorbite dall'italiana SAMA, una grande società mineraria a partecipazione statale ancora oggi esistente. A lavorare nella miniera di Acquafredda anche prigionieri di guerra, se ne contavano circa 350 che vivevano in manufatti in pietra. Di questi, attualmente è rimasto solamente un rudere.

Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda. Rudere dove vivevano i prigionieri
Roccamorice, località Acquafredda. Rudere dove vivevano i prigionieri
Con osservazione attenta è facile individuare altri elementi che testimoniano la passata attività mineraria: depressioni del terreno dovute a crolli delle miniere sottostanti, camini ostruiti da pietre (spesso chiusi da pastori per evitare che potessero caderci le greggi) e rosticci, residui di cottura della roccia asfaltica costituiti da cumuli di sassi. L'estrazione del bitume dalle rocce mineralizzate avveniva sul posto, in appositi forni i cui focolari erano mantenuti accesi con la roccia scaricata. Il bitume era quindi posto in cilindri e trasportato su muli fino a Scafa, principale centro di lavorazione. Attualmente questo materiale è impiegato soprattutto per pavimentazioni stradali, manti impermeabili e isolamenti elettrici. 

Nella vegetazione sono visibili anche resti di vecchie teleferiche ormai corrose ma la cosa più interessante di giornata per me è stata un'antica galleria scavata nella roccia. Muniti di una torcia e di un casco di protezione ci siamo introdotti all'interno percorrendola sino alla fine, per un centinaio di metri. Sulle pareti, in alcuni punti anche ricche di zolfo, fori legati all'utilizzo di dinamite ed un paio di accessi a grotte naturali parzialmente esplorate.

Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, località Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda
Roccamorice, ex miniera di Acquafredda

Viaggio fai da te negli USA: la natura selvaggia dell’Alaska

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Immaginatevi la natura selvaggia. I ghiacciai. I fiordi e la natura incontaminata. L’aurora boreale, uno spettacolo che riempie gli occhi di meraviglia, impossibile da dimenticare. L’Alaska è una meta di viaggio che regala esperienze mozzafiato nel mezzo della natura

L’Alaska è un posto magico, fatto di vegetazione fitta, di colori freddi come il verde scuro dei pini e il grigio antracite del cielo, dei meravigliosi laghi ghiacciati che riflettono le nuvole. Mi ha fatto scoprire un legame con la natura che pensavo di non avere mai avuto. Il nostro viaggio, di due settimane, ci ha portato a vedere gli orsi nel suo habitat naturale, i fiordi e i laghi ghiacciati e la meravigliosa aurora boreale.

Come arrivare

Stranamente, durante il viaggio, non abbiamo incontrato molti italiani. Sembra che l’Alaska non sia fra le mete più battute dai turisti italiani, ma arrivare è stato relativamente facile, ma in effetti dipende dalla regione di provenienza. Noi siamo partiti da Milano, con un volo di circa 14 ore diretto a Vancouver, Canada. Il volo prevedeva uno scalo ad Amsterdam. In Canada, abbiamo preso un altro volo da Vancouver a Juneau, la capitale dell’Alaska. Questo volo è durato circa 4 ore. Non è fra i voli più economici, ma l’esperienza vissuta ha di gran lunga ripagato il costo!

L’unica cosa su cui fare attenzione, sono i documenti. Per viaggiare in Alaska è stato necessario richiedere il ESTA Stati Uniti, che si può richiedere anche online, noi abbiamo fatto così. Prima di richiederlo ci siamo ovviamente accertati che il nostro passaporto fosse valido e biometrico, onde evitare noiosi problemi burocratici. Richiedere l’ESTA è molto semplice e si può fare in autonomia anche da casa, con almeno 72 ore di anticipo rispetto al proprio volo aereo.

Come spostarsi

In Alaska, è possibile spostarsi con voli interni, oppure noleggiando una macchina.

Noi abbiamo noleggiato un fuoristrada per poterci spostare liberamente. Il paese è tagliato in due da una strada enorme, l’Alaska Highway, lunga quasi 2.500 chilometri. Guidare per le strade dell’Alaska comunica un senso di libertà assoluto, ci sentivamo come il protagonista di “Into the Wild”, anche se abbiamo sempre dormito in hotel e non all’aperto!

Cosa vedere

Due settimane non sono state comunque sufficienti per vedere tutto quello che volevamo, e abbiamo dovuto scegliere cosa vedere e cosa lasciare per il prossimo viaggio.

Imperdibile è sicuramente il Kenai Fjords, il parco nazionale dei Fiordi. Qui abbiamo partecipato ad una crociera della durata di nove ore, e abbiamo visto paesaggi da togliere veramente il fiato: fiordi a strapiombo sul mare e ghiacciai incredibili.

Da non perdere anche il Bear Viewing Tour, un tour per osservare gli orsi nel loro habitat naturale. Se andate in Alaska, non potete perdervi questa esperienza! Abbiamo volato con un piccolo velivolo, in compagnia di un gruppo non numeroso di turisti internazionali. Atterrati in un’isola dove la natura è totalmente incontaminata, dove poter vedere gli orsi in libertà.

Aurora Boreale: quando andare

L’aurora boreale è il grande e meraviglioso spettacolo del Nord. Quando andare per assistere a questo spettacolo meraviglioso? Il periodo migliore va dalla fine di agosto agli inizi di aprile, quando il cielo è scuro abbastanza per poter vedere il magico spettacolo delle luci del nord (northern lights). Non c’è comunque mai la certezza di poter assistere a ad un’aurora boreale, dipende tutto dalla fortuna! Se capita, però, è un’esperienza indimenticabile. Chi potrebbe dimenticare lo spettacolo di riflessi rossi e verdi, le onde violacee e le ombre che attraversano il cielo? Impossibile!

L’aurora si può ammirare da Fairbanks ad esempio, una località estremamente a nord, bellissima ma più turistica delle altre zone, con prezzi per pernottare dunque più alti.

Dormire in una masseria ad Ostuni

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Ostuni, Masseria Cappuccini

In Puglia ho trascorso diverse estati della mia infanzia. Insieme ai miei nonni, o spesso con i miei genitori, ho sempre organizzato gite di uno o più giorni partendo da Locorotondo, città dove risiedeva la mia bisnonna. Ostuni, ad esempio, l'ho visitata più volte nell'arco di poche ore e mai ho avuto la possibilità di trascorrerci una notte. Fino a quando, recentemente, mi sono deciso a prenotare un soggiorno presso una masseria, un'azienda rurale tipica del sud Italia spesso riconvertita a struttura ricettiva. Per me che sono amante di vacanze "green" la masseria è quella tipologia che risponde pienamente ai miei canoni di viaggio di breve durata: un luogo tranquillo, immerso nella natura, dal quale muoversi per organizzare visite culturali nei dintorni. Ecco perchè ho scelto proprio la Masseria Cappuccini

In questo post vi parlerò quindi della mia esperienza vissuta insieme alla mia compagna ad Ostuni, la "città bianca" del Salento, raccontando il luogo in cui ho pernottato.

Masseria Cappuccini

Il complesso è immerso nel verde della campagna pugliese, tra estesi uliveti e infiniti muri a secco tipici di questa zona, a soli 4 km da Cisternino e a 13 km dal centro storico di Ostuni. Raggiungerlo non è stato difficile, è bastato prendere come punto di riferimento la chiesetta di Santa Maria Vergine del Monte Carmelo, in contrada Galante, dal quale dista pochissimi metri. La Masseria Cappuccini è un agglomerato di 18 trulli finemente ristrutturati sviluppati attorno ad una casa padronale. La sua storia parte da lontano: è infatti il 1777 l'anno di fondazione dell'azienda agricola. La testimonianza arriva da una scritta incisa sulla pietra dello stipite d'ingresso del trullo principale. Un tempo questi trulli erano utilizzati in diversi modi: per ospitare i lavoratori, a volte anche solo stagionali, come stanze adibite alla produzione del vino o come stalle. Ora questi sono stati trasformati in dimore di charme dotati di tutti i confort. Le mura sono quelle di una volta, spesse oltre un metro, tali da offrire isolamento termico e una conseguente freschezza naturale degli interni. Ogni alloggio dispone di televisione satellitare, frigo bar, un particolarissimo scrittoio in pietra, divani in muratura e bagno privato.

Ostuni, Masseria Cappuccini
Ostuni, Masseria Cappuccini
Per la prima volta ho avuto la possibilità di dormire all'interno di un trullo e data l'occasione ho scelto di pernottare all'interno del Trullo Suite, il Palmento. Questo era il luogo utilizzato per la lavorazione dell'uva e per la fermentazione e conservazione del mosto. L'autenticità di questa dimora storica è dimostrata dalla particolare finestra situata internamente e alta appena 50 centimetri. Un tempo permetteva l’ingresso dell'uva grazie a tini trasportati a spalla dai contadini. Nel Palmento l'ingresso vede la zona living nella quale si trovavano i “capasoni”, recipienti in terracotta che custodivano il mosto per la fermentazione del vino. L'ambiente successivo è rappresentato dalla camera da letto matrimoniale con armadio in pietra provvisto di cassetta di sicurezza. Il bagno, a dir poco ampio, si trova appena dopo la camera ed è dotato di una romantica vasca biposto in muratura provvista di idromassaggio e doccia. Fuori dal trullo un gazebo con tavolo, sedie e sdraio ad uso esclusivo. La colazione, con freschi prodotti locali, è offerta in quella che un tempo era la stalla. Originariamente gli archi erano aperti e non vi erano né porte né finestre. Lì dove ora è servito il buffet, gli animali incontravano la propria mangiatoia. La zona forse più suggestiva dell'intero complesso, la piscina, era una volta l'ovile. Ci sono ancora gli scalini originari attraverso i quali le greggi scendevano per poi trovare riparo la notte.

Ostuni, Masseria Cappuccini. Trullo Suite
Ostuni, Masseria Cappuccini. Trullo Suite
Ostuni, Masseria Cappuccini. Trullo Suite
Ostuni, Masseria Cappuccini. Trullo Suite
Ostuni, Masseria Cappuccini. Trullo Suite
Ho trascorso una notte presso la Masseria Cappuccini ma con il senno di poi dico che sarei dovuto rimanere di più. Non capita tutti i giorni pernottare in un trullo, lontani dalla confusione della città. Per me che sono amante della natura è un posto ideale, anche per praticare attività all'aria aperta. Proprio nelle vicinanze della struttura la ciclovia dell'Acquedotto Pugliese offre un'ottima opportunità agli amanti della bicicletta. Al momento è stato realizzato solamente un tratto, per un totale di circa 10 km tra i comuni di Cisternino e Ceglie Messapica, ma il progetto, sostenitore di un turismo eco-sostenibile, prevede un grande sistema di oltre 250 km.

Ostuni, Masseria Cappuccini. Piscina
Ostuni, Masseria Cappuccini. Piscina

Le ceramiche di Castelli, un'eccellenza tutta abruzzese

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Castelli, ditta Arte Ceramica

37 città, 300 eventi e soprattutto tanta creatività. Sto parlando di Buongiorno Ceramica, il lungo week-end dedicato alla ceramica italiana, organizzato ogni anno il primo week-end di giugno tra antiche tradizioni e nuove sensibilità artistiche. Per la prima volta ho partecipato anch'io a questo evento, promosso da AiCC – Associazione Italiana Città della Ceramica in collaborazione con Artex e per l'occasione non potevo che scegliere la località abruzzese per eccellenza legata al mondo dell'arte ceramica, Castelli. Anche qui il programma ha previsto aperture straordinarie di botteghe, musei, laboratori ma anche incontri, musica e buon cibo.

Percorrendo la Strada Provinciale n. 37, l'abitato di Castelli appare all'improvviso dopo aver superato la frazione di Casette-Faiano. Il borgo, alle porte del versante teramano del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, si trova ai piedi di cime imponenti, come quelle dei Monti Camicia (2564 m) e Prena (2561 m). Ecco perchè siamo venuti qui al mattino nonostante il programma di Castelli prevedesse appuntamenti nel pomeriggio: la sua posizione fa si che partendo dal centro abitato sia possibile fare interessanti escursioni nel territorio dell'area protetta. Noi abbiamo scelto il sentiero che permette di raggiungere in poco più di un'ora Fondo della Salsa, la maestosa parete nord del Monte Camicia. Di questo breve trekking vi parlerò in uno specifico articolo.

Cosa vedere a Castelli

Una volta tornati in paese abbiamo dedicato il pomeriggio alla visita del centro storico e delle sue botteghe. Piazza Marconi con la chiesa di San Roccoè stato il punto partenza del nostro itinerario a Castelli. Accanto alla chiesa è visibile uno degli scorci che più ho apprezzato, l'ampia scalinata fiorita di via Concezio Rosa che conduce alla parte alta del paese. È possibile accedere al cuore del centro storico proprio partendo dalla piazzetta Marconi, lasciandosi alle spalle la chiesa di San Rocco ed alla sinistra il palazzo Antoniano. Poco più avanti un belvedere offre una panoramica sulla sottostante vallata del Leomogna e sull'imponente scenario montuoso della catena del Gran Sasso. In Piazza Roma si affaccia la chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista. Di fronte, quattro strette strade a pettine sono disegnate da edifici medioevali in pietra e muratura e decorate da portali, architravi, iscrizioni ed elementi decorativi in ceramica. Purtroppo i segni dei recenti terremoti ci sono ancora e parte di queste vie sono ancora chiuse al transito.

Castelli, via Barnabei Felice
Castelli, via Barnabei Felice
Castelli, scalinata di via Concezio Rosa
Castelli, scalinata di via Concezio Rosa
Castelli, decorazioni nel centro storico
Castelli, decorazioni nel centro storico
Da qui siamo tornati indietro e nuovamente in Piazza Marconi abbiamo imboccato la breve scalinata, la Scesa del Borgo, sulla quale si affacciano diversi laboratori di ceramica. La Casa d'Arte Ceramica Simonetti ci accolto nei suoi laboratori per descriverci le diverse fasi di lavorazione. Fondata e diretta dal maestro ceramista Giovanni, la loro attività è cominciata nel 1967 dopo aver rilevato un'antica bottega e si caratterizza per l'utilizzo di sistemi tradizionali come il tornio a pedale e il forno a legna di tipo "a respiro". Abbiamo visitato anche lo store di Arte Antica, un laboratorio ceramico in contrada Faiano, e quello della ditta Fazzini Pina. Una curiosità: gli oggetti sono esposti in quello che un tempo era l'antico carcere di Castelli. Fuori dal centro abitato di Castelli è situata la chiesa di San Donato. Vista da fuori sembrerebbe una semplice chiesa campestre eppure gli interni nascondono quella che Carlo Levi ha definito “la Cappella Sistina della Maiolica”. Qui è possibile ammirare il soffitto completamente maiolicato composta da oltre 800 mattoni decorati da motivi geometrici e soprattutto fitomorfi recanti le date 1615, 1616 e 1617.

Castelli, tra le botteghe del centro storico
Castelli, tra le botteghe del centro storico
Castelli, tra le botteghe del centro storico
Castelli, chiesa di San Donato
Castelli, chiesa di San Donato
Castelli, chiesa di San Donato
Le ceramiche di Castelli

Se Castelli è diventato uno dei principali centri per la produzione della ceramica lo deve soprattutto alle caratteristiche naturali del territorio circostante, caratterizzato grazie all'abbondante presenza di cave d'argilla, corsi d'acqua, giacimenti di silice e boschi di faggio per la legna e i forni. Le origini di quest'arte sono antiche: la produzione è stata favorita dalla presenza dei monaci benedettini che in tempi remoti si stabilirono nei pressi di questo agglomerato di case alle falde del Gran Sasso. I primi reperti datati risalgono al XV secolo ma non è possibile dare una data esatta su quando la produzione ceramica sia cominciata. Di certo c'è che tutti gli abitanti erano coinvolti nel corso del suo intero ciclo produttivo. L'argilla veniva estratta dalle cave, raffinata per essere lavorata, rifinita, cotta ed infine decorata. La cottura era la fase più delicata in quanto i materiali necessitavano di una determinata temperatura ed i forni chiaramente non erano dotati di termometri. La famiglia Grue fu quella che più influenzò le regole della ceramica castellana con Carlo Antonio il maggiore esponente. Nella decorazione erano utilizzati solamente cinque colori, pur con tutte le sfumature, con l'assenza del rosso che venne introdotto alla fine del 1700 da Gesualdo Fuina.

Castelli, ceramiche della ditta Arte Antica
Castelli, ceramiche della ditta Arte Antica
Castelli, ceramiche Simonetti
Castelli, ceramiche Simonetti
Castelli, ceramiche Simonetti
Ancora oggi è possibile seguire le orme di questi maestri presso il Liceo Artistico per il Design, fondato nel 1906 per volontà di due illustri cittadini, Beniamino Olivieri e Felice Barnabei, un tempo rispettivamente Sindaco del paese e primo Direttore generale delle Belle Arti. L'offerta formativa in oltre cento anni di storia si sempre saputa rinnovare secondo le esigenze dei tempi. L’Istituto ospita parte di una ricca e preziosa collezione di documenti, incisioni, spolveri e disegni di maestri della ceramica castellana del XVII e XVIII secolo, proveniente dalla bottega Gentili.

Chi invece vuole ripercorrere la storia della ceramica di Castelli può recarsi presso la sede temporanea del museo. I danni del terremoto del 2009 sono stati tali da dover allestire una sede momentanea presso l'ex manifattura De Angelis, sito nella prosecuzione di via Concezio Rosa.

Castelli, ceramiche della ditta Fazzini Pina
Castelli, ceramiche della ditta Fazzini Pina
Castelli, ceramiche della ditta Fazzini Pina
Castelli, ceramiche della ditta Fazzini Pina

Ostuni, la "città bianca" del Salento

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Ostuni

Vi ho già raccontato delle mie estati vissute a Locorotondo soprattutto durante la mia infanzia. Spesso mi è capitato di percorrere in direzione sud la Strada Statale 379 Egnazia e delle Terme di Torre Canne per raggiungere una delle tante località del Salento o anche solo per trascorrere una giornata al mare, nell'Area Marina Protetta Torre Guaceto. La mia attenzione è sempre stata catturata da una cittadina in lontananza, Ostuni. La "città bianca" appare all'improvviso, arroccata su tre colli. Il sole si riflette sulle chianche lisce delle abitazioni, ai piedi del centro abitato una corona di ulivi. Qualche anno fa ho visitato per la prima volta Ostuni, una passeggiata di una manciata di ore nel centro storico. Devo ammettere che questa è stata una visita molto veloce. Ecco perchè ho voluto ritornarci, stavolta pernottando nelle sue vicinanze. Per l'occasione ho scelto la Masseria Cappuccini, una dimora di charme immersa nel verde della campagna pugliese, a 13 km dal cuore di Ostuni. Non capita tutti i giorni di dormire in uno scenario così, tra uliveti e muri a secco, e per di più in un antico trullo del 1800 in quella che un tempo era un'azienda agricola.

Ostuni, città bianca
Ostuni, città bianca
È possibile visitare il centro storico di Ostuni anche nell'arco di una mezza giornata. Io ho lasciato l'auto nel parcheggio in via Salvatore Tommasi e da lì ho cominciato a risalire il nucleo più antico della città percorrendo le sue strette e caratteristiche viuzze imbiancate a calce. Se Ostuni è conosciuta con il nome di "città bianca"è proprio per via del suo caratteristico centro storico, un tempo interamente bianco, oggi solo parzialmente.

Di seguito potrete farvi un'idea dell'itinerario da me seguito ad Ostuni ed i principali monumenti.

COSA VEDERE AD OSTUNI

Chiesa del Carmine

La chiesa del Carmine si trova nelle vicinanze del parcheggio di via Salvatore Tommasi. Caratterizzata da un'elegante facciata neoclassica che contrasta con il bianco del borgo antico, la sua costruzione originaria è risalente all'XV secolo quando questa era dedicata alla Madonna della Misericordia. L'attuale aspetto è dovuto alla ristrutturazione del 1891.

Ostuni. La Chiesa del Carmine in basso
Ostuni. La Chiesa del Carmine in basso
Mura difensive di Ostuni

Salendo verso il centro storico dalla chiesa del Carmine si incontrano quelle che un tempo erano le mura difensive della città. Fu durante il periodo Aragonese che la città venne cinta da possenti mura difensive intervallate da torrioni circolari. Quattro erano le porte di accesso, delle quali attualmente restano Porta Nova, risalente al XII secolo e Porta San Demetrio del XIII secolo. 

Ostuni, mura difensive
Ostuni, mura difensive
Vicoli del centro storico

Il centro storico è un gioiello da esplorare senza una meta ben precisa, o quasi. Gli stretti vicoli sono un susseguirsi di abitazioni tradizionali, botteghe e ristorantini, un labirinto di strade strette, tortuose che ricordano vagamente l'atmosfera di un isola greca. Chiunque visiti la “Città bianca” non può desistere dall'inoltrarsi nel centro storico lasciandosi sopraffare dalla curiosità.

Ostuni, vicoli nel centro storico
Ostuni, vicoli nel centro storico
Ostuni, vicoli nel centro storico
Ostuni, vicoli nel centro storico
Ostuni, vicoli nel centro storico
Concattedrale di Ostuni

Nella parte alta del centro storico la Concattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, fu eretta durante il vescovato di Nicola Arpone, tra il 1437 e il 1470, e terminata solamente nei primi vent'anni del secolo successivo. Gli interni presentano una pianta a croce latina e tre navate. La facciata si presenta con tre portali sormontati da altrettanti tre rosoni.

Ostuni, Concattedrale
Ostuni, Concattedrale
Palazzo Vescovile e Arco Stoppa

Affacciato nella piazzetta antistante la Concattedrale il Palazzo Vescovile, costruito intorno al 1560 e riedificato nell'XVIII secolo, è unito al vicino Palazzo del Seminario dall'Arco Stoppa. Due sono gli elementi della costruzione originaria giunti sino a noi: i sotterranei, che un tempo ospitavano le prigioni, e lo stemma della regina Isabella d'Aragona, in antichità feudataria di Ostuni.

Ostuni, Arco Stoppa
Ostuni, Arco Stoppa
Palazzo Municipale di Ostuni

Scendendo dal centro storico lungo via Cattedrale è possibile incontrare sulla destra, in Piazza della Libertà, l'odierno Palazzo Municipale. Originariamente dimora trecentesca dei Padri Francescani Conventuali, l'edificio cambiò destinazione d'uso a seguito delle prime soppressioni degli ordini religiosi per divenire nel 1887 Palazzo di Città. La facciata è stata realizzata in stile neoclassico e presenta sulla sommità un orologio sul quale è ben visibile lo stemma di Ostuni.

Ostuni, Palazzo del Municipio
Ostuni, Palazzo del Municipio
Colonna di Sant'Oronzo

Sempre in Piazza della Libertà, la Colonna di Sant'Oronzoè uno degli esempi migliori di barocco pugliese. Alta circa 30 metri, la colonna fu eretta come ringraziamento al santo, la cui statua è situata sulla sommità, per averli protetti dal contagio della peste che in quel periodo imperversava.

Ostuni, Colonna di Sant'Oronzo
Ostuni, Colonna di Sant'Oronzo

Palazzo Gattini. Un luxury hotel nel cuore di Matera

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Matera, Palazzo Gattini. SPA

Un palazzo signorile nel cuore antico di Matera, un edificio storico sapientemente restaurato e trasformato in hotel di lusso. Palazzo Gattiniè una struttura all’avanguardia che ha saputo integrare i caratteri artistici del passato con le comodità del mondo moderno, un contesto storico di prestigio che ha ospitato i Conti Gattini, una delle più importanti famiglie della nobiltà materana. La storia della famiglia è tutta qui. Basta citare un episodio: è dalla balconata principale che il conte provocò la rabbia dei braccianti nel 1760.

Ettore Mocchetti, l’architetto chiamato a rinnovare gli ambienti, è riuscito con il suo lavoro a conservare lo splendore di un tempo attraverso una particolare attenzione per i dettagli. Il risultato: luci soffuse e avvolgenti che regalano un’atmosfera intima e rilassante; arredamenti scelti con cura realizzati da produttori del posto; tendaggi dai colori vivaci che ricordano gli addobbi fastosi di cui i Conti Gattini amavano circondarsi; pietra locale per rivestire gli interni, il mazzaro, che avvicina gli ospiti alla lunga storia di Matera. 

Io ho trascorso una notte presso il Palazzo Gattini, ecco perché ho deciso di parlarvi della struttura e della mia esperienza qui trascorsa.

Matera, Palazzo Gattini
Matera, Palazzo Gattini
La camera

Dormendo insieme alla mia compagna in una delle dodici camere Deluxe (numero 207) ho trovato la mia abitazione ampia e confortevole, dotata di tutti i comfort necessari a rendere la permanenza piacevole. L’arredamento è elegante e si coniuga perfettamente con i colori del soffitto abilmente affrescati. Anche i servizi sono quelli di un cinque stelle: internet wi-fi disponibile gratuitamente con modem indipendente per ogni camera, minibar, accappatoio e pantofole, telefoni con presa diretta, aria condizionata e una grande televisione con canali satellitari. La colazione è inclusa nel prezzo con un ricco buffet costituito da prodotti locali adatto a soddisfare tutti le esigenze alimentari.

Matera, Palazzo Gattini. Camera 207
Matera, Palazzo Gattini. Camera 207
Matera, Palazzo Gattini. Camera 207
Matera, Palazzo Gattini. Camera 207
La SPA

Tra i servizi offerti dalla struttura non posso non citare la Gattini SPA, situata nell’area del palazzo in cui si trovano grotte e cisterne scavate nella pietra. La SPA è a disposizione degli ospiti per regalare momenti di puro relax attraverso massaggi, trattamenti e percorsi di benessere psico-fisico. Chiaramente anche noi non ci siamo fatti scappare l’occasione ed abbiamo trascorso al risveglio alcune ore per cominciare al meglio la giornata. L’area offre due sezioni, una “asciutta” ed una “bagnata”. In quest’ultima abbiamo trascorso gran parte del nostro tempo: nell'hammam, una saletta con doccia e sauna, oltre ad una doccia emozionale con cromoterapia e aromaterapia, e nella cisterna (a mio dire la parte più suggestiva) con una piscina con idromassaggio, due lettini con getti jacuzzi e un getto a cascata per il massaggio verticale. A disposizione degli ospiti ma a pagamento anche trattamenti estetici in cabina e massaggi singoli o di coppia. Vi è anche l’angolo tisaneria, un ulteriore ambiente di relax per rinfrancare il corpo assaporando infusi di erbe e di frutta.

Matera, Palazzo Gattini. Gattini SPA
Matera, Palazzo Gattini. Gattini SPA
Altri servizi

Palazzo Gattini offre tutta una gamma di servizi adatti a soddisfare ogni esigenza. Un terrazzino offre una delle migliori viste su Matera. Il Duomo Cafè, invece, è l’unico bar presente il Piazza Duomo dove trascorrere momenti piacevoli. Vi è anche un ristorante interno dedito alla valorizzazione della gastronomia regionale e locale con un occhio alla sperimentazione di abbinamenti ricercati. Palazzo Gattini quindi è la location perfetta per ospitare occasioni importanti e matrimoni. Non solo, adiacente alla struttura vi è una piccola chiesa, la cappella Malvinni-Malvezzi, oggi utilizzata per ospitare eventi culturali sia come sala meeting.

Matera, Palazzo Gattini. Vista dal terrazzino
Matera, Palazzo Gattini. Vista dal terrazzino
Matera, Palazzo Gattini. Vista dal terrazzino
Come arrivare

La posizione di Palazzo Gattini è semplicemente invidiabile: sulla collina che domina la Civita, accanto al Duomo, nel bel mezzo tra il Sasso Barisano e il Sasso Caveoso. Noi abbiamo lasciato l’auto nel parcheggio in via Pasquale Vena, nei pressi di via Lucana, e da lì ci siamo ci siamo incamminati verso la struttura. Bastano dieci minuti di cammino. In alternativa Palazzo Gattini dispone di un parcheggio privato nelle vicinanze.

Craco, il paese fantasma location da film

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Craco

Un borgo abbandonato nel cuore della Basilicata riconvertito a location per film internazionali. La storia di un paese fantasma, a metà tra Appennino Lucano e Mar Ionio, interrotta per sempre da un complesso sistema franoso. Vi sto parlando di Craco, abitato che ho raggiunto in auto dalla città di Matera. Partendo da qui s'impiega solamente un'ora e mezza di viaggio.

La visita di Craco, dopo anni di incuria e brigantaggio, è ora possibile solamente attraverso una passeggiata guidata in quanto il paese è completamente recintato. Organizzarla non è difficile: basta rivolgersi alla reception presso la mediateca comunale in via Sant'Angelo a Craco Vecchia, tutti i giorni dell'anno, a partire dalle ore 10:00 sino all'imbrunire ed aderire alla Craco Card Daily. Il costo è di 10 euro per persona nel caso di visita diurna delle sole rovine della cittadina.

Per comprendere meglio le ragioni che hanno spinto Craco a diventare un paese fantasma è necessario fare un salto nella sua storia. Il suo territorio è stato sempre interessato da eventi franosi: 1600, 1805, 1857, 1870, 1933, fino ad arrivare a quello decisivo del 1963. La spiegazione è semplice, la collina sulla quale era ed è adagiato il centro storico è costituita da “argille variegate” predisposte allo smottamento. A tutto questo si è aggiunta poi l'espansione urbanistica del Novecento che ha contributo al dissesto idrogeologico più importante. Ciò che vediamo oggi di Craco non è altro che una parte di quella che era il paese in tutta la sua grandezza. L'ultima frana ha portato via con sé un'ampia sezione del centro storico e così luoghi come la piazza principale, il cinema e molte delle abitazioni sono state spazzate via dalla forza della natura. Il movimento non è stato improvviso e questo fortunatamente ha dato la possibilità di evacuare in tempo l'abitato che è stato ricostruito in due zone differenti: a valle, nell'odierna Craco Peschiera, si trasferirono coloro (gran parte degli abitanti) che ritennero non sicuro l'area attorno al centro storico; i più attaccati alle proprie radici preferirono rimanere nelle vicinanze della città evacuata.

Craco, gli effetti della frana
Craco, gli effetti della frana
Craco, gli effetti della frana
Craco, gli effetti della frana
Detto questo Craco appare già da lontano come una pittoresca città in rovina adagiata su uno sperone roccioso, tra colline e calanchi. La mia visita è cominciata da quella che un tempo era la via d'accesso principale al paese, Corso Umberto, sulla quale si affacciavano diverse botteghe artigiane utilizzate fino a pochi decenni fa. Qui la guida ha fornito a me e alla mia ragazza un casco per effettuare la passeggiata in totale sicurezza. Ci siamo così incamminati verso il cuore del centro storico ammirando ciò che oggi rimane del paese florido e animato di una volta.

Craco, Corso Umberto
Craco, Corso Umberto
Nel 1881 la popolazione aveva raggiunto la soglia dei 2.000 abitanti. Vi erano diversi palazzi nobiliari ed alcuni edifici pubblici di elevato pregio architettonico come il municipio, le scuole ed il già citato cinema. Ai piedi del paese era ed è situato un altro complesso di particolare importanza, il convento di San Pietro, costruito nel 1630. Purtroppo dopo l'abbandono dell'abitato molti sciacalli hanno lucrato su questo disastro naturale e Craco è stata derubato di tutto ciò che potesse avere un minimo valore sul mercato: ringhiere in ferro, materiale edile, arredamenti etc.. Perfino la chiesa non è stata risparmiata. La maggior parte delle abitazioni ora sono completamente vuote ma alcune di esse lasciano trasparire scene di vita passata: il colore azzurro dei muri contro gli insetti, elettrodomestici, suppellettili sono stati lasciati all'incuria del tempo. Anche il panificio principale del paese, che fino ad alcuni anni fa produceva ogni giorno decine di forme, mostra al suo interno i forni utilizzati.

Craco, convento di San Pietro
Craco, convento di San Pietro
Craco, l'abbandono
Craco, l'abbandono
Craco, l'abbandono
Craco, l'abbandono
Proseguendo abbiamo incontrato uno ad uno i principali edifici di Craco: attorno a una piazza i simboli del potere del passato, il signorile Palazzo Grossi e la chiesa di San Nicola, poco più in alto la torre normanna. Verosimilmente la chiesa madre è stata edificata nel XI secolo quando Craco aveva già una sua giurisdizione ecclesiastica rientrante nelle pertinenze della diocesi di Tricarico ed ampliata nel XVI secolo e nel settecento. È in questo periodo infatti che vengono costruite le cappelle corredate da altari barocchi oggi completamente privi di ogni elemento decorativo. Gli altari, così come gli arredi ecclesiastici, diventarono una risorsa per molti ladri dopo la sconsacrazione della chiesa e il conseguente abbandono. Ponendosi con le spalle al portone della chiesa è possibile ammirare attraverso un balcone aperto, un bellissimo affresco dipinto sul soffitto di Palazzo Grossi.

Craco, Palazzo Grossi
Craco, Palazzo Grossi
Craco, Palazzo Grossi
Craco, chiesa di San Nicola
Craco, chiesa di San Nicola
Un'altra veduta da non perdere è quella offerta dalla torre normanna: dal bastione è possibile ammirare le sconfinate praterie della Basilicata e i famosi calanchi, un capolavoro dipinto dalla natura incorniciato da una finestra di pietra. Proprio il contesto paesaggistico e la bellezza del luogo hanno fanno di Craco, una destinazione ricercata per set del grande cinema italiano ed internazionale. Tra i film qui girati: La passione di Cristo di Mel Gibson, Cristo si è fermato a Eboli di Francesco Rosi, Agente 007 - Quantum of Solace di Marc Forster, Basilicata Coast to Coast di Rocco Papaleo.

Craco, torre normanna
Craco, torre normanna
Craco, vista dalla torre normanna
Craco, vista dalla torre normanna
Craco, vista dalla torre normanna

Nel cuore della riviera romagnola: Bellaria Igea Marina

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Cittadina a misura d’uomo, antico borgo marinaro e rinomata meta di vacanza lungo la riviera adriatica. Bellaria Igea Marinaè ideale per una vacanza in famiglia, un perfetto mix tra divertimento e relax. La posizione è dalla sua parte, a pochi chilometri da Rimini e Riccione.

Come per tutte le località di mare il periodo migliore per visitarla è durante i mesi estivi. Da maggio a settembre i bagnanti affollano la città grazie alla qualità dei servizi e delle spiagge e all'accoglienza degli operatori turistici. Non è un caso se Bellaria Igea Marina è riuscita ad aggiudicarsi da ben sette anni consecutivi la Bandiera Blu.

Orientarsi a Bellaria Igea Marina

Bellaria e Igea Marina sono separate dal fiume Uso e unite dal lungomare su cui si affacciano le strutture alberghiere. Bellaria è la più grande, ricca di caffè e locali. Il suo centro è l’Isola del Platani, una zona pedonale con giardini e passeggiate; Igea Marina, con numerosi stabilimenti ed hotel sul lungomare, si trova a sud, al confine con Rimini.

Cosa fare a Bellaria Igea Marina

Chi sceglie questa località lo fa principalmente per la sua spiaggia, tra le più apprezzate di tutto il litorale adriatico. Ideale per prendere il sole e per trascorrere momenti di relax in famiglia questo tappeto dorato regala la possibilità di praticare ogni genere di attività sportiva, divertirsi con l'animazione e dedicare il proprio tempo alla cura del corpo. I fondali inoltre sono lievemente degradanti, perfetti per bambini.

Chi non si accontenta del solito ombrellone con lettino, la spiaggia offre diverse opportunità per tenersi in forma: acquagym, aerobica, balli latini e tante altre alternative.

Oltre alla spiaggia Bellaria Igea Marina offre possibilità anche per gli amanti della natura. Il Parco del Gelso, ad esempio, rappresenta il polmone verde della città con l'omonimo lago e l'area tematica del “giardino delle farfalle”. Il Sentiero per l'Usoè invece un percorso naturalistico con 10 km di pista ciclo-pedonale lungo il fiume Uso che si snoda sino alla vicina località di San Mauro Pascoli.

I dintorni

La posizione al centro della Riviera Adriatica fa di Bellaria Igea Marina una località ideale per scoprire alcune dei luoghi d'arte più belli d'Italia. In poche ore è possibile raggiungere città come Ravenna, Venezia, Urbino e Firenze. Anche la vicina Rimini è un'antica città romana e rinascimentale. In Romagna è invece possibile rivivere le atmosfere del Medioevo e del Rinascimento in borghi come Montebello, Verucchio, Torriana, Mondaino, San Leo, Gradara. Al confine tra Romagna e Marche la Repubblica di San Marino, con le sue rocche, ha mantenuto fino ai giorni nostri la sua sovranità di stato indipendente.

Dove dormire

Le strutture ricettive della città sono attenti a soddisfare i bisogni delle famiglie. Chi è alla ricerca di unhotel Bellaria 3 stelle potrebbe optare per l'Hotel della Motta, vicino al mare e in una zona centrale e tranquilla.

Matera. Cosa vedere in due giorni nella "Città dei Sassi"

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Matera, Sasso Barisano

Visitare Matera è come fare un salto nel passato. I Sassi ti avvolgono e ti proiettano in un'altra dimensione dove il tempo pare essersi fermato. Al calar del sole le luci si accendono e la città si trasforma in un presepe. Nessuno pensava che un giorno, quelle grotte scavate nella roccia ed abbandonate negli anni cinquanta a favore di quartieri più moderni, potessero diventare il simbolo di una città che rinasce, una località che ha trovato nei Sassi proprio il suo punto di forza turistico. Non è un caso che l'UNESCO, nel 1993, li ha dichiarati Patrimonio dell'Umanità in quanto "esempio di sistema di vita millenario da preservare e tramandare ai posteri". 

Matera è a mio parere una delle destinazioni più belle d'Italia, un centro nel cuore della Basilicata da scoprire lentamente contando almeno due giorni a disposizione prima di spingervi verso altri lidi (ad esempio io mi sono spostato a Craco). In questo post vi ripropongo il mio itinerario auspicando possa essere d'ispirazione per una possibile visita.

GIORNO 1

I Sassi si compongono di due grandi rioni, il Sasso Caveoso e il Sasso Barisano, divisi al centro dalla Civita, l'insediamento più antico della città. Entrambi mostrano una struttura simile ma il Sasso Barisano appare con edifici dalle facciate più curate ed evolute dal punto di vista architettonico.

Potreste dividere la giornata tra i due rioni, cominciando il vostro itinerario da Piazza del Duomo, sul punto più alto del colle della Civita, lì dove sorge la cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant'Eustachio. Questo edificio, realizzato in stile romanico pugliese nel XIII secolo, rappresenta il luogo di culto principale della città. Io ho scelto questo posto per cominciare la mia passeggiata dato che proprio dinanzi alla cattedrale si trova uno dei punti panoramici più apprezzati, con vista sul Sasso Barisano. Il consiglio che posso dare è quello di venire qui anche di notte, per ammirare quello che a prima vista potrebbe sembrare davvero un presepe. Partendo dalla Civita rimane molto facile orientarsi con la segnaletica ad indicare i percorsi suggeriti. Ho scelto di dirigermi nel Sasso Caveoso per poi risalire e raggiungere il rione di Sasso Barisano.

Matera, Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant'Eustachio
Matera, Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant'Eustachio
Matera, Cattedrale della Madonna della Bruna e di Sant'Eustachio
Sasso Caveoso | Cosa vedere

Punto panoramico di Piazza Postergola. Sulla sinistra, il panorama vede una rupe scoscesa tuffarsi nel sottostante torrente Gravina; sulla destra la rupe è una parete verticale che funge da fondamenta per la città sino al rione Casalnuovo. Sempre sulla destra la vista offre la vista sulla chiesa di San Pietro Caveoso e alle sue spalle le chiese rupestri della Madonna dell’Idris e di San Giovanni.

Chiesa di San Pietro Caveoso. Nel corso degli anni la chiesa ha subito modifiche e cambiamenti e la stessa facciata ha subito diversi interventi di ristrutturazione con alcuni elementi che richiamano il barocco. Tre sono i portali con altrettante nicchie che ospitano le statue della Madonna sul portale maggiore, San Pietro a sinistra e San Paolo a destra.

Matera, chiesa di San Pietro Caveoso
Matera, chiesa di San Pietro Caveoso
Matera, vista dalla chiesa di San Pietro Caveoso
Matera, vista dalla chiesa di San Pietro Caveoso
Convento benedettino di Santa Lucia e chiesa Madonna delle Grazie. Chiesa rupestre dedicata a Santa Lucia dal XVI secolo al 1840 e poi chiamata Santa Maria delle Grazie. All'interno sono visibili affreschi risalenti a partire dal Cinquecento.

Matera, convento benedettino di Santa Lucia e chiesa Madonna delle Grazie
Matera, convento benedettino di Santa Lucia e chiesa Madonna delle Grazie
Madonna dell'Idris. Chiesa rupestre sovrastante la chiesa di San Pietro Caveoso scavata parzialmente nella roccia roccioso e in parte costruita dopo il crollo della volta a botte avvenuta prima del XVI secolo. Gli interni sono semplici e senza elementi architettonici degni di nota. Un tempo l'edificio era completamente ricoperto di affreschi, oggi in parte distrutti dall'incuria del tempo.

Matera, Madonna dell'Idris
Matera, Madonna dell'Idris
Santa Lucia alle Malve. Il primo insediamento monastico femminile dell’Ordine benedettino ed il più importante nella storia della città di Matera. Anche Santa Lucia alle Malve è una chiesa rupestre che si sviluppa su tre distinte navate ricche di affreschi databili tra il XIV ed il XVI secolo.

Convicinio Sant'Antonio. Un complesso di quattro chiese edificate tra il XII e il XIII secolo collegate da un cortile sul quale si affacciano gli ambienti rupestri dedicati a San Primo, Sant'Eligio (o dell'Annunziata), San Donato e Sant'Antonio Abate.

Belvedere Piazzetta Pascoli. Un balcone con vista sul Sasso Caveoso e sulla Civita, uno dei dei più fotografati della città.

Matera, vista dal Belvedere Pascoli
Matera, vista dal Belvedere Pascoli
Chiesa del Purgatorio. L'edificio di culto si trova su Via Ridola, la direttrice principale della dorsale settecentesca della città. Costruita fra il 1725 ed il 1747, mostra una facciata convessa con decorazioni in stile barocco sul tema della morte e della redenzione delle anime.

Chiesa di San Francesco d'Assisi. Edificata sull'antica chiesa rupestre dei Santi Pietro e Paolo, ancora oggi visitabile, la chiesa è caratterizzata da una facciata tardo barocca. L'interno presenta una sola navata con piccole cappelle dedicate ad alcuni nobili materani.

Sasso Barisano | Cosa vedere

Via Fiorentini. La via principale che taglia il rione, quasi completamente ristrutturato. Percorrendola è possibile ammirare scorci caratteristici ideale per essere fotografati.

Matera, vista verso via Fiorentini
Matera, vista verso via Fiorentini
Convento di Sant'Agostino. Il complesso sviluppa sullo sperone roccioso situato all'estremità settentrionale del rione. Il nucleo originario risale al X-XI secolo e si sviluppa con alcuni locali al di sotto dell'attuale struttura. La facciata della chiesa vede un'architettura tardo barocca con un campanile quadrangolare. L'interno è ad una sola navata.

Belvedere di San Pietro Barisano. Appena sopra la chiesa rupestre più grande di Matera vi è uno dei punti panoramici più suggestivi della città. La vista spazia sul Sasso Barisano e sulla Civita, con il campanile della chiesa in primo piano.

Matera, vista dal belvedere di San Pietro Barisano
Chiesa di San Giovanni Battista. È stata la prima costruzione sacra a sorgere fuori le mura. Ciò che possiamo osservare ora è la facciata laterale, in quanto quella principale è stata inglobata nel 1610 nella costruzione dell’adiacente Ospedale.

Matera, Sasso Barisano in notturna
Matera, Sasso Barisano in notturna
GIORNO 2

Parco della Murgia Materana

Matera rappresenta quindi il simbolo della civiltà rurale. Ha mantenuto le proprie tradizioni ed ha saputo valorizzarle divenendo una delle più importanti realtà turistiche italiane. L'espressione più alta dell'arte rupestre trova riscontro soprattutto nelle tantissime chiese scavate nella roccia. Il Parco della Murgia Materana, sulla collina antistante i Sassi, regala ai visitatori antiche testimonianze di culto dislocate nell'area che comprende un tratto spettacolare del canyon della Gravina di Matera. 

Diversi sono i sentieri che si snodano a Murgia Timone. Il centro visite di Jazzo Gattini è il punto di partenza ideale. Io ho seguito un itinerario semplice e di breve durata ma ne partono diversi con difficoltà variabile.

Matera, Parco della Murgia Materana
Matera, Parco della Murgia Materana
San Falcione. Una delle chiese rupestri più antiche di Matera risalente tra il IX e X secolo. Il modello ricorrente di questo edificio di culto è quello bizantino, con un vano principale rettangolare dal quale si sviluppa l’area presbiteriale. La chiesa è facilmente riconoscibile per il muro perimetrale realizzato nell'ottocento dai conti Gattini, che trasformarono il complesso in un ricovero per animali. Nella chiesa sono visibili due affreschi di San Nicola, uno sulla parete destra della chiesa, uno sul pilastro all'ingresso.

Matera, Parco della Murgia Materana. San Falcione
Matera, Parco della Murgia Materana. San Falcione
Sant'Agnese. La cripta presenta un’aula a pianta rettangolare adornata da nicchie sulle pareti ed è separata dal presbiterio da un arco a tutto sesto con cornice. Sul pianoro superiore una vasca scavata nella roccia serviva per portare e filtrare le acque piovane.

Matera, Parco della Murgia Materana. Sant'Agnese
Matera, Parco della Murgia Materana. Sant'Agnese
DOVE DORMIRE

Dormire nel cuore dei Sassi è un'esperienza che nessuno dovrebbe perdere durante una vacanza a Matera. Metteteci poi una struttura ad altissima qualità, dotata tutti i confort, ed ecco che il soggiorno in città sarà indimenticabile. Il Sant'Angelo Luxury Resortè stato la mia dimora per una notte, una struttura di charme che ha saputo valorizzare le arcaiche case in grotta e la chiesetta rupestre di Sant’Angelo trasformandole in un resort contemporaneo senza discostarsi dal passato. Con la mia compagna ho dormito in una Junior Suite, un ambiente intimo e accogliente, un'alcova romantica frutto di un perfetto mix tra i toni caldi della pietra locale e gli arredi moderni che caratterizzano l'abitazione. La posizione è esclusiva, nel Sasso Caveoso, a pochi passi dalla chiesa di San Pietro. Al calar della sera il Sant'Angelo Luxury Resort offre una delle viste panoramiche più apprezzate. Sulla Lounge Terrace potrete ritrovarvi per un aperitivo o semplicemente per un tè, con una selezione delle migliori etichette di vini locali e nazionali a disposizione. Il Regia Corteè il ristorante, il meglio della gastronomia del territorio in una location d’eccezione. Anche per la colazione i sapori della tradizione sono esaltati tra prodotti appena sfornati e di produzione locale, una maniera perfetta per cominciare la giornata.

Matera, Sant'Angelo Luxury Resort
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Junior Suite
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Junior Suite
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Junior Suite
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Junior Suite
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Regia Corte
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Regia Corte
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Vista dal Lounge Terrace
Matera, Sant'Angelo Luxury Resort. Vista dal Lounge Terrace

I parchi naturali delle Canarie

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Conoscete già il mio interesse per le vacanze "green" e all'aria aperta. Non è un caso che una delle ragioni principali che mi spingono a visitare una nazione sono i suoi paesaggi naturali. Ecco perchè con questo post vorrei parlarvi di una destinazione facilmente raggiungibile e per di più low cost grazie ai collegamenti offerti da alcune compagnie.

Oltre ad alcune delle spiagge più amate dai turisti di tutta Europa, le isole Canarie custodiscono infatti un patrimonio di tesori naturalistici di immenso pregio. Chi desidera trascorrere un soggiorno “green” all'insegna della natura, avrà la possibilità di visitare nell'arcipelago spagnolo un gran numero di oasi verdi e parchi naturali, che risultano sparsi qua e là nelle sue isole. Vediamo in breve i più importanti.

Partiamo con il Parco Nazionale del Teide, una delle maggiori attrazioni naturalistiche dell'isola di Tenerife. Questa splendida area protetta viene considerata un luogo sacro sin da epoche remote, come possono testimoniare i reperti archeologici qui ritrovati, che oggi vengono custoditi all'interno del Museo de la Naturaleza y el Hombre (Museo della Natura e dell’Uomo) a Santa Cruz di Tenerife. Il parco abbraccia una superficie di oltre 19000 ettari, ai piedi del vulcano del Teide, che con i suoi 3718 metri di altitudine rappresenta la vetta più alta della Spagna: dalla cima potrete contemplare uno dei panorami più spettacolari sull'isola di Tenerife e sull'oceano Atlantico. All'interno del parco, gli amanti della natura avranno l’occasione di osservare 11 habitat di grande interesse naturalistico, ricchi di affascinanti specie endemiche dell’arcipelago delle Canarie.

Parco Nazionale del Teide. Da Commons.wikipedia.org. Autore: Thomas Freiber
Proseguiamo con il Parco della Caldera de Taburiente, il parco nazionale situato nel cuore dell’isola di La Palma. L'oasi in questo caso si trova al centro di una grande depressione (la “caldera”, appunto), ricamata da un suggestivo alternarsi di cascate e ruscelli, che si fanno strada tra floride distese di boschi e foreste, diramandosi sino alle vette delle maggiori catene montuose dell’isola. Tra queste, probabilmente avrete sentito parlare di Punta de los Roques (2085 m). Infatti, oltre a regalare una delle viste più spettacolari sull'isola di La Palma, la vetta in questione ospita il Gran Telescopio Canarias, ovvero uno dei maggiori complessi astronomici presenti al mondo, nel quale è possibile usufruire delle più moderne attrezzature per l'osservazione dello spettacolo della volta celeste.

Caldera de Taburiente. Da Commons.wikipedia.org. Autore: Michael Apel
Concludiamo con il Parco Nazionale di Garajonay, un altro gioiello naturalistico – forse poco conosciuto da chi cerca last minute per le Canarie, ma dal fascino unico. Questo parco sorge sull'isola di La Gomera e, come le oasi verdi citate in precedenza, rappresenta un prezioso Patrimonio UNESCO. Gli ecosistemi incontaminati di Garajonay racchiudono fitti paesaggi di foreste, dove è possibile osservare esemplari vegetali come la visnea mocanera e il corbezzolo, e specie faunistiche rare, come la raganella mediterranea, la lucertola della Gomera e la Lisa Gomera. Il parco è famoso soprattutto per i suoi boschi di laurisilva, esemplari unici di quello che anticamente (milioni di anni fa!) era un paesaggio tipico della regione mediterranea, scomparso a causa dei cambiamenti climatici.

Potrete visitare i parchi delle Canarie muovendovi da Tenerife, la più grande dell'arcipelago, che garantisce collegamenti anche con le altre isole. Una possibile soluzione? Pernottando all'IBEROSTAR Anthelia, un hotel a Santa Cruz de Tenerife, nella Costa Adeje votato come il migliore Tutto Incluso spagnolo ai Travel Choice Awards promossi da TripAdvisor.

Štanjel, nel cuore del Carso sloveno

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Štanjel, borgo

Il Carsoè la terra dei contrasti. Un territorio aspro la cui pietra, ruvida e spoglia, si contrappone alla vitalità della vegetazione, un altipiano calcareo che s'innalza ripido nella parte più settentrionale del mar Adriatico. Derivano proprio da questa regione i fenomeni carsici, conosciuti in tutto il mondo per la loro unicità: un'area quasi del tutto priva di acqua in superficie ma ricca di cavità naturali, grotte e corsi d'acqua nel sottosuolo. Il Carso abbraccia tre nazioni: il nord-est dell'Italia con le province di Gorizia e Trieste, e parte di Slovenia e Croazia. Io ho visitato il lato sloveno, durante un blog tour organizzato da MGM Media Optima.

Štanjel (San Daniele del Carso) è uno degli insediamenti più antichi, un villaggio completamente fortificato (l'unico della zona) la cui storia è stata scritta lentamente nel corso dei secoli. Da qui sono passati i Romani, i Turchi, i Veneziani, gli Asburgo, solo per citarne alcuni, ma è durante il medioevo che questa pittoresca cittadina si sviluppò attorno all'attuale castello. Come gli altri paesini del Carso anche San Daniele è caratterizzato da stradine strette circondate da case in pietra, l'una addossata all'altra. La storia di Štanjel è indissolubilmente legata a quella della personalità di Maks Fabiani, una delle personalità più illustri del Carso. Architetto, urbanista, docente universitario, pittore, Fabiani fu sindaco di questa cittadina dal 1935 al 1945. Tutto ciò che venne costruito a San Daniele del Carso durante il primo dopoguerra fu progettato da Fabiani e gran parte delle attrazioni attuali di Stanjel è dovuta a questo personaggio.

Cosa vedere a Štanjel

Borgo. Il centro abitato si estende all'interno delle mura fortificate. Come nelle antiche città etrusche il borgo è stato costruito su terrazzamenti che seguono l'andamento del terreno. Štanjel conserva edifici del tipo originario di edilizia carsica in pietra, solitamente comprendenti al pianoterra la stalla e il deposito e al primo piano l'abitazione vera e propria. Un tempo anche i tetti e le gronde erano realizzati in pietra al fine di incanalare l'acqua piovana nelle cisterne.

Štanjel, borgo
Štanjel, borgo
Štanjel, borgo
Castello di Štanjel. Dimora dei conti di Gorizia, il castello fu trasformato in palazzo tardogotico e in seguito rinascimentale. La proprietà passo di mano molte volte nel corso dei secoli e nei primi anni trenta del XX secolo, su proposta di Maks Fabiani, fu adibito a municipio e centro civico, scuola e centro culturale. Attualmente ospita nella parte inferiore la Galleria Luigi Spacal, con una mostra permanente del pittore e grafico del Litorale.

Štanjel, castello
Štanjel, castello
Štanjel, castello
Chiesa di San Daniele. Il suo campanile è inconfondibile. C'è riconduce la sua forma a un limone chi in essa vede una mitra vescovile. Sta di fatto che la chiesa di San Daniele è ben riconoscibile. L'edificio, costruito nel XV secolo, fu gravemente danneggiato nel 1944, durante il secondo conflitto mondiale.

Štanjel, campanile della chiesa di San Daniele
Štanjel, campanile della chiesa di San Daniele
Villa Ferrari. Situata nella parte orientale di Štanjel la villa è costituita da un complesso di edifici ristrutturati negli anni venti del XX secolo da Maks Fabiani per il nipote di Enrico Ferrari e la sua famiglia. Degli edifici fu mantenuta la concezione originaria mentre gli interni furono modernizzati in funzione delle esigenze famigliari. Villa Fabiani fu utilizzata come sanatorio per i pazienti con malattie polmonari mentre sino alla Seconda Guerra Mondiale la famiglia Fabiani scelse la villa come residenza di villeggiatura.

Giardino Ferrari. Questo parco rappresenta un'estensione di Villa Fabiani e anch'esso fu costruito su progetto di Maks Fabiani nel primo dopoguerra. L'elemento principale è sicuramente il laghetto artificiale ovale con isolotto alimentato attraverso un particolare sistema idraulico e collegato da un ponticello in stile veneziano. Nel giardino sono presenti anche alcune aree funzionali come il frutteto, l'orto, la ghiacciaia e l'impianto idraulico. Proprio la complessità dell'impianto è una delle peculiarità del giardino: questo raccoglieva l'acqua piovana dalla collina di Štanjel e riforniva d’acqua anche gli ambienti all'interno della villa. Dal giardino Ferrari è possibile godere di una bellissima vista sulla valle del Branica.

Štanjel, Giardino Ferrari
Štanjel, Giardino Ferrari
Štanjel, Giardino Ferrari
Štanjel, Giardino Ferrari
Štanjel, Giardino Ferrari
Cosa fare a Štanjel

Sentiero Fabiani. Si tratta di una rete di passeggiate connesse tra loro che toccano i luoghi e gli edifici legati alla personalità di Maks Fabiani. Tra i percorsi più interessanti è da citare sicuramente il sentiero panoramico che in circa 30 minuti, a partire dall'ingresso occidentale con il portale di Fabiani, consente di raggiungere il Giardino Ferrari attraverso il sentiero panoramico settentrionale, un tempo accesso principale all'abitato. Un'alternativa è il sentiero che dallo stesso Giardino Ferrari permette di raggiungere in circa un'ora gorni Kobdilj (Cobidil San Gregorio Superiore) dove è situata Villa Fabiani, la casa natale di questo eclettico personaggio. La posizione del complesso è invidiabile, in una zona panoramica sulle colline circostanti. Sono diverse le unità abitative presenti con annessi cascinali ed al suo interno inglobava anche una serra e un ricco giardino d’inverno. L’emblema della casa e della famiglia è un gelso secolare, il più grande esemplare della specie esistente in Slovenia.

Štanjel, Sentiero Fabiani
Štanjel, Sentiero Fabiani
Štanjel, Sentiero Fabiani. Valle del Branica
Štanjel, Sentiero Fabiani. Valle del Branica
Kobdilj, Villa Fabiani
Kobdilj, Villa Fabiani
Kobdilj, Villa Fabiani

Pisticci, città bianca della Basilicata

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Pisticci

Se come me pensate di organizzare il vostro viaggio nella città di Matera il mio consiglio è quello di inserire nel vostro programma di viaggio almeno un paio di giorni per conoscere i dintorni. Partendo da Matera è possibile infatti fare diverse escursioni interessanti, in Basilicata o anche nella vicina Puglia. Ad esempio, nell'arco di una giornata sarà possibile visitare Craco, un paese abbandonato negli anni sessanta per una frana e spesso riconvertito a set per film internazionali, e la bianca Pisticci. Proprio di Pisticci vi parlerò in questo post.

"Conquistati dall'ordinata bellezza del posto, dalle case tutte uguali [...] entro le quali tutto era assolutamente essenziale: lo spazio, gli arredi, le relazioni culturali, affettive e sociali che vi si svolgevano. Ogni casa costituiva un microcosmo che si specchiava in un altro, in tutto e per tutto simile al prima".

Così Teresa Megale parla di Pisticci all'interno della sua pubblicazione "Alla ricerca di Rocco e i suoi fratelli: la Basilicata di Luchino Visconti". Ho voluto citarla in quanto in poche righe è riuscita a descrivere al meglio questo centro adagiato su una collina nel cuore del Metapontino. Ho trascorso poche ore a Pisticci e a colpirmi è stata proprio l'"ordinata bellezza" del luogo. In particolare il Rione Dirupo con le sue candide abitazioni dai tetti rossi tutte allineate su lunghe file offre uno spaccato composto di quella che è la particolarità urbanistica della città, conosciuta come "città bianca".

Arrivando in auto ho parcheggiato nei pressi del municipio, il cinquecentesco Palazzo Giannantonio, e da lì mi sono incamminato a piedi verso il rione Terravecchia percorrendo dapprima Piazza Umberto I con la chiesa di Sant'Antonio e poi corso Margherita. Sono proprio i rioni (ben 16), insieme a palazzi storici e torri difensive, a regalare gli scorci più belli della città.

Pisticci, corso Margherita
Pisticci, corso Margherita
Piazza Plebiscito conduce al rione Terravecchia, il più antico della città. Qui si possono ammirare il castello di epoca normanna, di cui ad oggi rimane solamente la torre quadrata, l’antica porta di accesso al paese e la romanica Chiesa Madre. Tra i gli edifici gentilizi è invece da citare Palazzo De Franchi, realizzato in stile rinascimentale. Il piazzale dinanzi alla Chiesa Madre offre una delle vedute panoramiche più belle di Pisticci, con il sottostante Rione Dirupo e, in lontananza, il brullo e caratteristico paesaggio dei "calanchi lucani". Tutte uguali, bianche e con tetto a spiovente le "casedde" del Rione Dirupo rappresentano uno spettacolo da immortalare. Questo rione è un po' il simbolo della rinascita, sorto dopo una nefasta frana che nel 1688 ha cancellato i rioni Casalnuovo e Purgatorio. Fu proprio nella stessa area che la popolazione, rifiutata l'ipotesi che l'abitato venisse spostato più a valle, si riadoperò per la ricostruzione. L'area attorno al centro abitato sembra essere un museo geologico all'aperto con queste particolari formazioni argillose scolpite dagli agenti atmosferici nel corso dei secoli ed offre la possibilità agli amanti dell'outdoor, di percorrere interessanti sentieri immersi in scenari a dir poco suggestivi.

Pisticci
Pisticci, piazza Plebiscito
Pisticci, piazza Plebiscito
Pisticci, rione Terravecchia
Pisticci, rione Terravecchia
Pisticci, rione Terravecchia
Pisticci, rione Dirupo
Pisticci, rione Dirupo
Pisticci, rione Dirupo

I sapori del Carso sloveno

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Špacapanova Hiša, formaggio del Carso

Probabilmente non è una delle cucine regionali più conosciute ma quella carsica si contraddistingue per la genuinità dei prodotti e per l'utilizzo di ingredienti locali. Devo essere sincero, anche io prima di partire per la Slovenia non la conoscevo nè sapevo cosa aspettarmi. Il primo approccio l'ho avuto lungo la strada per Štanjel, nel villaggio di Komen, presso un ristorante di qualità a gestione famigliare, lo Špacapanova Hiša. Ago, il proprietario, ci ha accolti con tutto il suo entusiasmo nel suo locale, raccontandoci un po' del territorio e della gastronomia locale. Qui, nel Carso sloveno, le ricette si tramandano di generazione in generazione. Il segreto poi sta proprio nell'utilizzo di prodotti del posto coltivati dagli abitanti nei propri orti. In generale la cucina carsica (o carsolina) risente dell'andamento delle stagioni, delle festività, delle usanze. La posizione del Carso ha fatto si che nella sua cucina confluissero influenze slave, germaniche e romane.

Ravioli di vacca con erbe aromatiche serviti su riduzione di piselli con prosciutto crudo sbriciolato
Ravioli di vacca con erbe aromatiche serviti su riduzione di piselli con prosciutto crudo sbriciolato
I sapori del Carso uniscono sia il versante sloveno che quello triestino. Sono state le donne nel corso dei secoli a tramandare le ricette ed abbinarle con pietanze locali. Abbiamo chiesto ad Ago quali fossero i prodotti più tipici di questa parte di Slovenia e il risultato che è venuto fuori è questo: il Carso è la terra del vino terrano, del prosciutto, dei minestroni, delle zuppe, delle frittate. 

In molte delle ricette tradizionali è utilizzato il vino locale. Siamo in un territorio dove la cantina ha rappresentato sempre uno status symbol per la famiglia carsica. Il Refosco è il principale vitigno coltivato nella zona che ha dato vita alla produzione del vino terrano, vino rosso dal colore rubino intenso a Denominazione Tradizionale Riconosciuta. Alcuni esempi: il točè il prosciutto soffritto nell'olio e bagnato con il terrano, le supe sono fette di pane raffermo bagnate con latte e uova, fritte e spruzzate di terrano.

Fermentatori
Fermentatori
Anche le erbe aromatiche rivestono un ruolo molto importante nella cucina locale. Abbiamo detto che i piatti carsici risentono delle stagioni. Le frittate, frtalje, mostrano un carattere tipicamente primaverile e vengono preparate con finocchio selvatico, asparagi, salvia, menta, melissa etc.. Nelle fredde giornate invernali le zuppe e i minestroni rivestivano e rivestono tutt'ora un ruolo importante. Un piatto tipico è la jota, minestra fatta con crauti, rape o verze. Altre zuppe utilizzano sedano, piselli, fagioli, orzo e pasta, a volte accompagnate con polenta di grano saraceno. 

La carne rappresenta la cultura gastronomica del Carso. Il clima favorevole, la cultura, e la tradizione, accanto all'abilità dei produttori, hanno permesso a questa regione di creare salumi di primissimo livello. La salatura e la stagionatura sono fondamentali in questo processo e la popolazione ha sempre prestato la massima attenzione. Il prosciutto del Carso detiene il primo posto tra gli insaccati, che insieme alla pancetta del Carso e la coppa del Carso può fregiarsi della Indicazione Geografica Protetta. Tra i piatti di carne possiamo citare l'agnello, servito con i mlinci (una particolare pasta al forno) oppure con patate in tegame insieme a cavolo e verza. Diffuso anche il brodo di manzo con le locali tagliatelle, lazanji.

Prosciutto del Carso
Prosciutto del Carso
Prosciutto del Carso
Prosciutto del Carso
Salumi del Carso
Salumi del Carso
Il miele del Carsoè un altro prodotto locale pregiato caratterizzato da un elevato contenuto di sali minerali, enzimi e aromi. L'apicoltura qui viene praticata già da diversi secoli. Anche i formaggi sono parte integrante della vita in Carnia. I più importanti sono il pecorino e il caprino che presentano specifiche caratteristiche risultato dell'elevata biodiversità della vegetazione locale.

In ultimo i dolci. Questi variano a seconda delle festività. Molto diffusi sono la "potizza", lo strudel di mele e il pan dolce "presnitz".

Formaggi del Carso
Formaggi del Carso
Gelato con frutti di bosco e meringhe
Gelato con frutti di bosco e meringhe

Da Castelli al Fondo della Salsa

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Fondo della Salsa

Castelli è un borgo abruzzese alle porte del versante teramano del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Qui la tradizione dell'arte ceramica va avanti da secoli ed è famosa in tutto il mondo. Io ho visitato Castelli proprio durante un evento dedicato alla ceramica e ne ho approfittato per conoscere un po' le montagne circostanti. La sua posizione, ai piedi di cime imponenti come quelle dei Monti Camicia (2564 m) e Prena (2561 m), fa si che sia un paese ideale anche per comode escursioni nei dintorni. 

Per l'occasione ho scelto un trekking nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga semplice e di breve durata, quello che partendo da Colle Rustico, pochi chilometri fuori dal centro abitato di Castelli, permette in circa due ore e mezza tra andata e ritorno (sosta inclusa) di raggiungere il nevaio di Fondo della Salsa ai piedi della parete nord del Monte Camicia. Il dislivello è relativamente minimo, 380 metri, per uno sviluppo complessivo di 4,5 km circa.

Per raggiungere Colle Rustico (quota 770 metri) bisogna seguire dal centro storico la strada che conduce a Rigopiano. Dopo aver superato il Convento di San Francesco e le frazioni di San Rocco e San Salvatore la strada prosegue immersa nella faggeta. Prima di una curva a sinistra, all'incirca a 4 km dal paese, un prato con tavoli per pic nic annuncia l'inizio del sentiero.

Colle Rustico, inizio del sentiero
Colle Rustico, inizio del sentiero
Qui una carrareccia all'inizio pianeggiante si immerge nel bosco in direzione del Monte Camicia. Oltrepassata una selletta che anticipa la captazione dell'acquedotto che rifornisce Castelli il sentiero (segnavia n°245) attraversa il greto del fosso e s'immerge nella fitta vegetazione. La salita è costante fino all'uscita dalla faggeta dove inizia la parte più bella dell'itinerario. Bisogna superare un torrente, quasi in secca a partire dalla tarda primavera, per continuare sull'altro versante del fosso e raggiungere infine la selvaggia forra del Fondo della Salsa, a quota 1150 metri. La parete nord del Monte Camicia, alta più di 1200 metri, appare maestosa e sembra quasi toccarla con mano. Alla sua base un grande nevaio. Non spingetevi troppo oltre in quanto sussiste il rischio di caduta massi dalla parete.

Sentiero n°245 per Fondo della Salsa
Sentiero n°245 per Fondo della Salsa
Sentiero n°245 per Fondo della Salsa
Fondo della Salsa
Fondo della Salsa
Il periodo migliore per venire qui è l'inizio dell'estate, quando i nevai sulla parete non si sono ancora sciolti completamente e formano suggestive cascate. Questo anfiteatro naturale purtroppo è stato teatro di più sciagure, ricordate da due stele nella roccia: una spedizione alpinistica invernale costò la vita a Piergiorgio De Paulis il giorno di Natale del 1974; venti anni dopo il tenente d'aviazione Marco Adinolfi si schiantò con il suo AMX proprio al centro della parete. Alcuni resti dell'aereo sono ancora visibili qua e là.

Fondo della Salsa, stele a ricordo di Piergiorgio De Paulis e Marco Adinolfi
Fondo della Salsa, stele a ricordo di Piergiorgio De Paulis e Marco Adinolfi
Fondo della Salsa
Fondo della Salsa
Fondo della Salsa
Fondo della Salsa

Mangiare arrosticini sull'altopiano di Campo Imperatore

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Fonte Vetica, ristoro Mucciante

Considero la mia regione, l'Abruzzo, una delle più belle d'Italia. Sarò di parte ma non capita tutti i giorni di passare dal mare alla montagna in soli trenta minuti d'auto. Amo le mie montagne, amo il mio mare Adriatico. Ecco perchè in questo post voglio parlarvi di uno dei luoghi da non perdere durante un viaggio in Abruzzo, l'altopiano di Campo Imperatore. Non è un mistero che questo sia considerato uno dei posti più suggestivi del centro Italia e non solo.

Non scorderò mai la sensazione di stupore la prima prima volta che raggiunsi Campo Imperatore. Avevo sedici anni e ci arrivai in scooter in compagnia di amici. Non vi dico che spettacolo una volta usciti dal bosco, con l'altopiano che compariva in tutto il suo splendore ai nostri piedi e il verde che si perdeva a vista d'occhio. Da allora è una tappa fissa ogni estate.

Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore, Lago Racollo
Altopiano di Campo Imperatore, Lago Racollo
Il "piccolo Tibet", così come è conosciuto, è un luogo selvaggio caratterizzato da infiniti prati, dolci colline, canyon e sporadici specchi d'acqua circondati da alcune delle vette più alte degli Appennini. Metteteci poi greggi di ovini e mandrie di buoi e cavalli ed ecco che il "Piccolo Tibet" prende forma. Lungo circa venti chilometri, con una larghezza che varia dai tre ai sette chilometri ed un'altitudine tra i 1500 e i 1900 metri, l'altopiano si estende accanto a cime imponenti come il Monte Brancastello (2385 m), il Monte Prena (2561 m), il Monte Camicia (2564 m) e sua maestà, il Corno Grande (2912 m), la più alta degli Appennini. Probabilmente non tutti sanno che questo luogo migliaia di anni fa era ricoperto da estesi ghiacciai. Le testimonianze, nello specifico morene, sono arrivate fino ai giorni nostri e delineano quest'angolo di Abruzzo insieme alle fiumare, distese di ghiaia che scendono al disgelo dalle profonde incisioni del Brancastello e del Monte Prena.

Dall'altra parte dell'altopiano l'albergo di Campo Imperatore, prigione di Benito Mussolini dal 28 agosto al 12 settembre 1943 sino alla sua liberazione avvenuta ad opera delle forze armate tedesche, è il punto di riferimento per gli impianti sciistici e per le principali escursioni sul Gran Sasso.

Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
A est di Campo Imperatore, Fonte Veticaè ricordata per una tragedia, quella del pastore Pupo Nunzio di Roio che il 13 ottobre del 1919, insieme ai suoi figli e il suo gregge fu sorpreso da un'improvvisa bufera. Anche la moglie, nel disperato tentativo di portare loro aiuto impazzì e morì dal dolore. Un monumento commemorativo realizzato dallo scultore Vicentino Michetti è lì ora per "onorare tutti quelli che hanno trovato la morte in queste montagne".

Fonte Vetica è conosciuta anche per i suoi ristori dove assaggiare carne alla brace, arrosticini di pecora abruzzesi inclusi. Venire è quasi una tradizione: il viaggiatore di passaggio si ferma e sceglie al bancone la carne fresca da cucinare. All'esterno, tra i tavoli in legno, sono sistemate barbecue fornacelle per la cottura al momento della carne. Aspettando il proprio turno ognuno può cucinare a proprio piacimento i prodotti appena comprati sulla brace appositamente accesa dal macellaio di turno. Scontato dire, anche per esperienza personale, che sono gli arrosticini a riscuotere maggiore successo.

Il ristoro più in voga è probabilmente quello gestito dalla famiglia Mucciante, una baita in legno immersa immersa nel verde dell'altopiano e aperta soprattutto durante il periodo estivo. Qui è possibile acquistare gli immancabili arrosticini di carne ovina che loro stessi allevano, oltre a carni suine e bovine. Il tutto è possibile accompagnarlo con formaggi e bruschette.

Fonte Vetica, ristoro Mucciante
Fonte Vetica, ristoro Mucciante
Fonte Vetica, ristoro Mucciante
Curiosità

Il ristoro Mucciante e in particolare l'intero altopiano sono stati spesso utilizzati come scenario d'eccezione per film e spot pubblicitari. Tra i film più conosciuti si ricordano "...continuavano a chiamarlo Trinità" con Bud Spencer e Terence Hill, "Il deserto dei Tartari" con Vittorio Gassman e "Così è la vita" con Aldo, Giovanni e Giacomo.

Come arrivare

Premettendo che non ci sono mezzi pubblici e l'unico modo per arrivare è l'auto, tre sono le vie d'accesso principali: salendo da Assergi per il valico della Fossa di Paganica, dal borgo medievale di Castel del Monte attraverso il valico di Capo la Serra o dal già citato Vado di Sole via Farindola.

Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
Altopiano di Campo Imperatore
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